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Anno edizione: 2009
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Le società “avanzate” vengono considerate quelle nelle quali si riscontrano maggiore sviluppo e progresso, termini che nell’immaginario collettivo trasmettono un’idea di benessere. Gli Autori, aiutati dalla loro trentennale esperienza sul campo, da confronti statistici e dalle conferme della letteratura specializzata sulla materia, constatano che queste società registrano un aumento delle sperequazioni economiche, e tali divari – è questo l’oggetto dell’indagine – hanno pesanti ricadute sulla comunità: in proporzione crescono insicurezza sociale e personale, violenza e tasso di delinquenza, ansia, uso di stupefacenti, diffidenza verso gli altri, consumismo compulsivo, insuccesso formativo. Sono tutti fenomeni che risultano decisamente accentuati non soltanto nelle nazioni nelle quali la forbice fra ricchi e poveri è più divaricata, ma anche quando il raffronto è compiuto fra oggi e i tempi in cui in una stessa comunità vigeva maggiore giustizia sociale. Pertanto – argomentano gli Autori – quelle con marcate disuguaglianze risultano essere società del malessere individuale e collettivo. L’esplorazione e le riflessioni sono esposte con linguaggio alla portata di tutti e con l’aiuto di molti grafici esplicativi, e i due studiosi sono indotti a concludere che nessuno dei fenomeni presi in considerazione potrà essere risolto se non disegnando – e realizzando – un modello di società tendente all’uguaglianza, nella quale il differenziale di reddito sia ridotto. Viene anche generosamente delineato un possibile scenario per rendere il mondo meno infelice; ma guardando al quadro internazionale e all’ideologia che si si sta imponendo in termini trasversali e globali, le proposte ottimistiche dei due Autori in chiusura del volume appaiono attualmente poco realistiche.
Al contrario di quanto sembrerebbe dal sottotitolo, il libro non parla tanto di felicità, ma fa un'analisi comparata della capacità delle varie società di ottenere il "successo sociale" (salute, longevità, bassa criminalità, benessere in senso lato) in relazione alla maggiore o minore uguaglianza che le caratterizza. Mi ha colpito l'approccio seriamente divulgativo e "militante": i due autori fanno di tutto per essere chiari e semplici, per farsi capire da un grande numero di persone, e di conseguenza influenzare positivamente il dibattito politico, mandando in pensione gli eccessi del liberismo anglosassone e riscoprendo un valore "archeologico" ma sempre attuale come quello dell'uguaglianza.
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