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La misura dell'anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici - Richard Wilkinson,Kate Pickett - copertina
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La misura dell'anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici - Richard Wilkinson,Kate Pickett - copertina
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Descrizione


E la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. In una società c'è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All'origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza. Lo dimostrano, cifre alla mano, gli autori di questo libro che è già un caso in Inghilterra. Non è l'ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista. Piuttosto, è il risultato di trent'anni di ricerche e comparazioni statistiche tra i dati raccolti in tutti i principali paesi sviluppati. Ne emerge un'inedita radiografia del mondo in cui viviamo. Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l'effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta. Ma oggi non è più così, perché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti più svantaggiati, ma anche quanti si collocano al vertice della scala sociale. La prospettiva aperta dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni ottanta e novanta. Occorre redistribuire reddito e opportunità prendendo ispirazione da Scandinavia e Giappone, esempi virtuosi di egualitarismo.
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Dettagli

2009
12 giugno 2009
299 p., Brossura
9788807171802

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Lapo
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Le società “avanzate” vengono considerate quelle nelle quali si riscontrano maggiore sviluppo e progresso, termini che nell’immaginario collettivo trasmettono un’idea di benessere. Gli Autori, aiutati dalla loro trentennale esperienza sul campo, da confronti statistici e dalle conferme della letteratura specializzata sulla materia, constatano che queste società registrano un aumento delle sperequazioni economiche, e tali divari – è questo l’oggetto dell’indagine – hanno pesanti ricadute sulla comunità: in proporzione crescono insicurezza sociale e personale, violenza e tasso di delinquenza, ansia, uso di stupefacenti, diffidenza verso gli altri, consumismo compulsivo, insuccesso formativo. Sono tutti fenomeni che risultano decisamente accentuati non soltanto nelle nazioni nelle quali la forbice fra ricchi e poveri è più divaricata, ma anche quando il raffronto è compiuto fra oggi e i tempi in cui in una stessa comunità vigeva maggiore giustizia sociale. Pertanto – argomentano gli Autori – quelle con marcate disuguaglianze risultano essere società del malessere individuale e collettivo. L’esplorazione e le riflessioni sono esposte con linguaggio alla portata di tutti e con l’aiuto di molti grafici esplicativi, e i due studiosi sono indotti a concludere che nessuno dei fenomeni presi in considerazione potrà essere risolto se non disegnando – e realizzando – un modello di società tendente all’uguaglianza, nella quale il differenziale di reddito sia ridotto. Viene anche generosamente delineato un possibile scenario per rendere il mondo meno infelice; ma guardando al quadro internazionale e all’ideologia che si si sta imponendo in termini trasversali e globali, le proposte ottimistiche dei due Autori in chiusura del volume appaiono attualmente poco realistiche.

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emilia
Recensioni: 4/5

Al contrario di quanto sembrerebbe dal sottotitolo, il libro non parla tanto di felicità, ma fa un'analisi comparata della capacità delle varie società di ottenere il "successo sociale" (salute, longevità, bassa criminalità, benessere in senso lato) in relazione alla maggiore o minore uguaglianza che le caratterizza. Mi ha colpito l'approccio seriamente divulgativo e "militante": i due autori fanno di tutto per essere chiari e semplici, per farsi capire da un grande numero di persone, e di conseguenza influenzare positivamente il dibattito politico, mandando in pensione gli eccessi del liberismo anglosassone e riscoprendo un valore "archeologico" ma sempre attuale come quello dell'uguaglianza.

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Conosci l'autore

Richard Wilkinson

Richard Wilkinson ha studiato Storia economica alla London School of Economics, prima di specializzarsi in Epidemiologia. È professore emerito allaUniversity of Nottingham Medical School e professore onorario di Epidemiologia e Salute pubblica allo University College London. I suoi lavori sono stati tradotti in oltre dieci lingue. Feltrinelli ha pubblicato La misura dell’anima (con Kate Pickett; 2009).

Kate Pickett

Kate Pickett è professoressa di Epidemiologia allo University College London. Ha studiato Antropologia a Cambridge, Scienze nutrizionali alla Cornell ed  epidemiologia a Berkeley, prima di lavorare per quattro anni come assistant professor alla University of Chicago.

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