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Trama avvincente, finale non scontato. Perfetto gioco narrativo tra presente e passato. Colpi di scena inaspettati. La voce narrante, che coincide con la protagonista del libro, Maya, è un personaggio complesso, le cui vicissitudini sono raccontate in modo così fluido (nonostante i continui salti temporali) che è difficile non lasciarsi prendere dalla storia e abbandonare la lettura.
Bellissimo e intenso, scritto divinamente come tutti i libri della Allende!
A volte è difficile immergerci in un mondo che non è il nostro, si fa addirittura fatica a credere che che ne esista uno che non parli la nostra lingua. Maya, con le sue fragilità, fa aprire gli occhi su situazioni che, a pensarci bene, non sono poi così impensabili. In alcuni tratti il libro è forse troppo diretto, ma è l'unico modo di narrare certe problematiche. Bello e intenso. 'Ti rubano l'anima con le belle maniere'
Recensioni
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La gran parte delle donne scaturite dalla penna della scrittrice cilena sono esseri indomiti, che non chiedono a nessuno il permesso di vivere, amare e sbagliare, e proprio su questa unione di carattere e fallibilità costruiscono le premesse per l'amore viscerale che lettori e lettrici provano inevitabilmente per loro.
Dalle tante protagoniste de La casa degli spiriti a Eva Luna, dalla Inès del romanzo eponimo alla Aurora di Ritratto in seppia, fino ad arrivare all'autrice stessa e alla figlia Paula, al centro di alcune fra le pagine più intense nella ricchissima produzione di Allende, sono le donne ad occupare il centro della scena, nei romanzi letti e amati in tutto il mondo da trent'anni a questa parte.
Prendete ad esempio Maya, la protagonista dell’ultimo Il quaderno di Maya.
Qui si racconta delle peripezie di Maya Vidal, una ragazza di 19 anni con un passato più denso di avvenimenti e drammi di una soap latinoamericana. Cresciuta dai nonni, l'amatissimo Popo, e la di lui moglie Nini, Maya passa sul finire dell'adolescenza un lungo periodo a Las Vegas che definire turbolento sarebbe riduttivo.
In seguito alla morte di colui che la ragazza continuerà a chiamare "Il mio Popo", infatti, la ragazza si trova in un turbine esistenziale drammatico, che le fa smarrire tutte le coordinate e la porta a cacciarsi in grossi guai.
Grossi al punto che Nini - la nonna - non troverà altra via d'uscita che quella di spedire Maya in un arcipelago nell'estremo sud cileno, Chiloé, dove la ragazza possa trovare protezione e ospitalità in attesa di tempi migliori.
La protezione è garantita dall'isolamento che Chiloé offre a ciascuno dei suoi abitanti, essendo una terra tagliata fuori da qualsiasi rotta turistica o di interesse economico.
Quanto all'ospitalità, provvederà Manuel, antropologo amico di nonna Nini, che saprà capire le molte qualità di Maya e le offrirà un lavoro. Il contrasto fra la Las Vegas dei bassifondi che Maya ha bazzicato durante la sua travagliata adolescenza e la natura primordiale, selvaggia e incontaminata di Chiloé è reso in maniera efficace dalla scrittura, e la suggestione è ulteriormente amplificata dalla scoperta di un segreto familiare custodito nell'ambiente ad un tempo edenico e minaccioso di Chiloé.
La storia di "Maya" è la risposta di Allende alle preghiere dei suoi nipotini, che le chiedevano da tempo un libro con personaggi nei quali potersi identificare, una storia che presentasse motivi di fascino anche per i ragazzi di oggi.
Ma bisogna dire che il risultato non è certo ascrivibile al filone della letteratura per ragazzi, perché molte delle situazioni vissute o rievocate da Maya nel corso del racconto sono cariche di una brutalità decisamente inadatta ad una platea di lettori giovanissimi.
È insomma, quello che abbiamo fra le mani, un classico "alla Allende", con tutti i temi cari alla scrittrice: l'esilio e il ritorno, la volontà e il carattere come viatici alla propria felicità, e - su tutto - la capacità di realizzarsi e crescere nel confronto con l'altro.
A cura di Wuz.it
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