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Un capolavoro che non mi stanco mai di rileggere. Un romanzo-vero sull'apparente Fatuità della vita, se non si capisce il "perché" delle cose... Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il cuore. Siamo aurora ed epilogo. Perenne scoperta tardiva... - Conclusione del romanzo, "aperta" a diversi sviluppi (possibile lieto-fine, per il narrante e per Andre ?).
Buon libro, non esente da difetti, ma si lascia leggere molto bene. Primo libro di Baricco che leggo, quindi non avevo aspettative di ripetizione di capolavori precedenti, forse ciò mi ha permesso un'analisi più serena, non so. Lo stile è ottimo, si capisce che chi scrive è veramente uno Scrittore, forse un po' di snobismo, di tanto in tanto, ma entro i limiti del sopportabile. La descrizione del background familiare della media borghesia è tutt'altro che tirata via, è tagliente e spesso molto reale. Non credo voglia essere romanzo e neanche di formazione, è un libro difficile da classificare, ma che comunque ti arriva dritto allo stomaco.
Secondo libro che leggo di Baricco dopo "Oceano Mare". Un romanzo che scandaglia i sentimenti e drammi (sia esteriori che interiori) dei giovani prossimi all'età adulta. Storia tutto sommato interessante, scritta tuttavia in modo troppo "barocco" (descrizioni ridondanti e troppe figure retoriche); non è un errore dell'autore, ma una sua scelta che quindi rispetto. Per fortuna il libro è breve.
Recensioni
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L'episodio di Emmaus, cui rimanda il titolo dell'ultimo romanzo di Baricco, è uno dei più ambigui di tutto il Vangelo. Cristo appare fisicamente ad alcuni discepoli, i quali tuttavia non lo riconoscono, poiché lo credono morto: la sua presenza, per loro assolutamente impensabile, è percepita come un non esserci, come un'assenza. Ma quando alfine essi capiscono che si tratta proprio di Lui, Cristo è già di nuovo scomparso dai loro occhi. Come se la visibilità equivalesse, in profondo, a un non poter vedere; e viceversa l'assenza fisica a un più alto, più reale vedere. Sono gli elementi di una chiamiamola così teologia, o religiosità, del paradosso, quale di fatto è quella che, implicitamente e in modo quasi inavvertibile, governa la narrazione di Baricco, mai così vicino, come qui, a una problematica di tipo mistico-religioso. E in effetti la vicenda, sia pure senza mai dar luogo a repentini colpi di scena o a bruschi capovolgimenti, sembra svolgersi tutta sotto il segno di una radicale ambiguità: a cominciare dal senso stesso di questa sorta di racconto di formazione, che può essere letto vuoi come la lenta fuoriuscita da una sfera religiosa chiusa e soffocante, in direzione di una realtà più aperta, benché lacerata da atroci contraddizioni, vuoi come la dolorosa scoperta, al contrario, di un cristianesimo "altro", più profondo e più vero.
La voce narrante è quella di un adolescente della media borghesia, che insieme a tre amici Luca, Bobby e Il Santo vive la propria fede cristiana senza compromessi e senza riserve, con l'impegno caparbio di una dura e rigorosa militanza. I quattro frequentano la parrocchia, suonano in chiesa, si obbligano ad andare regolarmente in ospedale ad aiutare i malati più gravi: si chiudono testardamente come in un mondo a parte, distogliendo gli occhi da tutto ciò che ne è fuori. Ma non possono non sapere e non pensare di continuo, sia pure confusamente, che ai margini della loro esistenza c'è un'altra realtà: un mondo privo di certezze religiose e di valori morali, segnato dal disordine, dalla violenza e dal sesso.
I quattro ne sono impauriti, ma anche è inutile dirlo affascinati. E quando questo mondo estraneo si materializza, proprio accanto a loro, in un volto e in un corpo femminile, le difese dei ragazzi iniziano a cedere. Il fascino torbido e ambiguo di Andre, una ragazza oscuramente legata a un passato segnato dalla tragedia, agisce come una forza magnetica sui quattro adolescenti, che sempre più inquieti riconoscono in lei una sorta di alterità assoluta rispetto ai valori e alle consuetudini del loro ambiente. Del tutto disinibita e spregiudicata, Andre organizza uno spettacolo musicale con Bobby e subito dopo ha un rapporto sessuale con Luca e con il narratore. Il gruppo viene disgregandosi; gli ideali religiosi che ne erano alla base sembrano evaporare rapidamente. C'è un'accelerazione appena avvertibile nello sviluppo della vicenda: e si passa d'un tratto dall'idillio alla tragedia, dal sogno all'incubo. Il padre di Andre muore in un incidente, Luca si uccide, persuaso che la ragazza aspetti un figlio da lui, Bobby precipita nella spirale della droga.
Quasi a confermare che il bene si è rovesciato in modo irrimediabile nel male, il sacro nel profano, anche il giovane più accesamente e forse fanaticamente religioso del gruppo, Il Santo, viene coinvolto nell'omicidio di un travestito e finisce in prigione. È certo il punto culminante di una deriva tragica che pare non più arrestabile. Ma è anche il momento della svolta, perché a poco a poco un nuovo modo di guardare, una nuova consapevolezza, sia pure confusa, sembra farsi luce nel narratore. Ricordiamo il paradosso di Emmaus: finché Cristo c'è davvero ed è pienamente visibile, non è veduto; non appena è scomparso ed è già ormai troppo tardi, viene riconosciuto. Allo stesso modo Il Santo si rivela proprio, in certo modo, un "santo", agli occhi del narratore, solo quando è in prigione, accusato di omicidio: un "santo", o se vogliamo un sapiente, una sorta di guru, poiché ci viene detto che ormai egli ha acquisito la certezza fra mistica e nietzschiana che noi "siamo tutto" e che questa "è la nostra bellezza"; che non vi è orrore nella vita, quindi, e che anche la tragedia ha un senso più alto.
Non solo, ma un rovesciamento analogo e simmetrico si manifesta anche, alla fine della narrazione, con il personaggio di Andre. Se Il Santo, insieme ai suoi amici, si era mosso, per così dire, dal "bene" al "male", la ragazza sembra fare un cammino inverso, dal "male" al "bene": nell'ultima scena del romanzo la troviamo seduta in chiesa, dove anche il narratore ha fatto ritorno. E non è senza significato che in ultimo proprio Il Santo si riveli il padre della bambina di Andre: quasi che in questo connubio fra sacro e profano si manifestasse la verità profonda quella "nascosta unità degli estremi" che la tradizione cattolica secondo il narratore da sempre ritrova nell'immagine contraddittoria e paradossale della Madonna, insieme vergine e madre.
Giangiacomo Amoretti
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