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Non capisco certe critiche tanto distruttive.Di Stefano ha scritto un libro bellissimo che descrive una certa classe media con aspirazioni piccolo borghesi che non esita a cacciarsi nei guai ed a trascurare i figli che così piombano nella più profonda solitudine al punto che Pietro si confida con una persona forse inesistente e trova motivo di conforto nelle tette della dolce Blerina.Di più Di Stefano ci fa una descrizione seria di una società di scarsi contenuti culturali e di bisogni materiali sempre più ricercati e superflui. Di Stefano è un grande storyteller e riesce a tenere avvinto il lettore dall'inizio alla fine e questo è il suo maggior pregio secondo me. E' il terzo libro di Di Stefano che leggo ,Tutti Contenti e La Famiglia in bilico gli altri due, e sono sempre più convinto delle doti di questo scrittore che ci riserverà buone sorprese, ne sono sicuro, nel prossimo futuro.
questo libro é davvero stupendo... per un ragazzo di 17 anni come me é stato un piacere leggere aiutami tu. ho capito molto bene i problemi di questo ragazzo che cerca di uscirne appoggiandosi ad una amica perchè con i genitori c'è sempre uno scontro a parole. mi sono ritrovato in questo romanzo che racconta la crisi della famiglia d'oggi e il disorientamento di un ragazzo che non viene capito da nessun adulto. forse è per questo motivo che gli adulti non riescono a capirlo. lo consiglio a chi soffre di disagi famigliari. perchè è un libro che ti libera dalle angoscie, ti diverte e ti tiene compagnia.
Grande delusione, di questo autore ho letto tutto. Il primo romanzo era stupendo (la morte di un bambino, la separazione, il divario tra culture), il secondo un po' artefatto ma intensissimo (una storia costruita non banalmente, però), il terzo era una specie di viaggio a sud forse un po' tirato per le lunghe (alla fine sembrava che l'autore volesse convicerci di esesre un grande romanziere classico, mentre invece lo abbiamo amato per l'intensità del sentire, non certo per la capacità narrativa classica). In mezzo c'è stato un libro inchiesta (tratto dai suoi articoli per il Corrierone), sentito e duro ma anche un po' troppo giornalistico. Ed ecco che oggi Di S. ci sforna il romanzo sociologico, tratto dalla sua "esperienza di giornalista": voce narrante (che scrive lettere a un'amichetta sporcacciona che si diverte a titillarlo) un regazzino tredicenne che racconta la separazione dei genitori, un quasi affidamento a una coppia di anziani strozzini puzzolenti e (ovviamente) tirchi. Potrebbe anche stare in piedi, ma si sente talmente la voglia di far "cinama" o "italia vera", si sente talmente il pennino del giornalista. Alla fine diventa un'operazione disonesta, sulle spalle di un ragazzo tutto fatto di cliché. Romanzo epistolare scorrevole, ma fintamente impegnato, il peggiore scritto da un vero scrittore che ci tiene troppo a fare il giornalista impegnato. Peccato! Peccatissimo!
Recensioni
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Paolo Di Stefano si è laureato in filologia romanza con Cesare Segre, ha lavorato per Einaudi ed è stato inviato del "Corriere della Sera". Con Feltrinelli, ha pubblicato tre romanzi e una raccolta di reportage sulla famiglia italiana, dall'eloquente titolo di La famiglia in bilico . I dati sopraelencati sono parte dell'extratesto di Aiutami tu , quarto romanzo di un autore che ha scritto spesso di infanzia e adolescenza.
Tredicenne, quindi adolescente è, per cominciare, Pietro Baldi, che Di Stefano fa conoscere attraverso 164 lettere indirizzate a una Marianna, di cui è innamorato sebbene lei abbia il doppio dei suoi anni. L'epistolario non include le risposte della ragazza (che non ne dà, come chiariscono le due annotazioni poste come incipit ed explicit del romanzo) e si presenta sotto una struttura duplice. Da un lato, prevalente, quella del monologo molto articolato, pieno della vita vera, dei sogni e soprattutto delle inquietudini e dei terrori di un bambino che sta per attraversare una specie di linea d'ombra; dall'altro, forse implicito, quella del canzoniere d'amore in prosa.
Di Stefano ha avuto dimestichezza con il genere dai tempi dell'università, e lo dimostra per i due terzi della narrazione, legando una lettera all'altra con autentiche coplas capfinidas (per esempio: l'ultimo capoverso di una lettera attacca: "Ho pensato che dovremmo allearci" e la lettera successiva comincia così: "Cara alleanza"). Nelle lettere, oltre alla fantasia onomastica di Pietro, vengono fuori paure più che giustificate. I genitori sembrano sul punto di separarsi, e a un certo punto lo fanno; Pietro e la sorellina, una bimbetta vivacissima identificata come la Mocciosa, vengono trasferiti da una coppia di vicini repellenti, i Nespola, dei quali si scopre che taglieggiano i Baldi. Una "famiglia in bilico" in piena regola, della quale i Nespola, descritti con ferocia espressionistica forse poco adatta a un tredicenne, sono il negativo.
Pietro enuncia la sua aspirazione prima a bassa voce, intercalandola nelle descrizioni invaghite e un po' deliranti delle continue, presunte scomparse e apparizioni di Marianna dal suo orizzonte; poi la fa diventare un'ossessione. Il tredicenne aspira alla normalità, e in un primo tempo imputa a non meglio identificati terroristi quello che gli succede: "Mi stanno sempre più addosso, a me e alla mocciosa. Aiutami tu". "Aiutami tu" non è soltanto il titolo del libro, ma l'azzeccato leitmotiv di questo peculiarissimo monologo, che sarebbe costruito al modo di un epistolario d'amore in vita di Marianna, se il pensiero della morte non lo innervasse fino alla sua risoluzione.
Si può legittimamente obiettare che il tredicenne Pietro Baldi dimostra, e a tratti ostenta, una consapevolezza linguistica inadeguata alla sua età e ai suoi studi. Può esser vero, ma questo ridurrebbe Aiutami tu a un reportage; e non è il caso. Fosse stata scritta in Russia un secolo fa circa, la storia che si racconta in questo libro sarebbe stata studiata da Propp e ovviamente inserita nella sua Morfologia della fiaba ma, più ancora, nelle Radici storiche dei racconti di magia . A queste si ricollegano in maniera scoperta e senz'altro intenzionale l'episodio della separazione dei bambini Baldi dalla famiglia e la loro autentica deportazione presso la casa dei tremendi coniugi Nespola (la foresta misteriosa). Il finale si distacca però in modo molto netto da qualunque griglia interpretativa preconfezionata. La vittoria sul cattivo, in questo caso sui due cattivi, avviene in maniera quasi grottesca, rivelando in Di Stefano una sapienza per la costruzione teatrale già evidente nelle pagine migliori di Tutti contenti - altro romanzo in cui la collisione fra adulti e bambini era materia costitutiva dell'intreccio.
Anche qui, come nel suo fortunato predecessore, Paolo Di Stefano si schiera senz'altro dalla parte dei bambini. Il mondo che tanto spaventa Pietro Baldi e la sua sorellina mocciosa (però simpaticissima: senz'altro l'attrice protagonista che resta più impressa nella memoria del lettore) è privo di senso del dovere, di etica, di rispetto per il prossimo. Sono i valori cui, senza forse neppure conoscerli con questi nomi, Pietro anela: anche nella quasi commovente storiellina d'amore vero con la compagna di classe Blerina, della quale adora "il ginocchio e le tette" e di cui dice che è la Madonna. Fantasie più che fantastiche di un bambino che diventa adulto prima del tempo, e a ciò non sa opporre nulla se non la parola. Non la bellezza, direbbe Pietro avesse letto Dostoevskji, ma il lògos salverà il mondo.
Giovanni Choukhadarian
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