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Libro scritto con una buona prosa ed una sintassi scorrevole IL Libanese si trova in carcere, luogo che gli servirà come palestra per il suo futuro criminale . Bene l'ambientazione e la descrizione dei personaggi parecchi dei quali troveremo in Romanzo Criminale.
Prima di diventare "L'ottavo di Roma" il Libanese era un ventenne con sogni differenti da quelli di tanti altri ragazzi della sua generazione, un ventenne privo dei medesimi stimoli di rivalsa e lotta, come potevano essere quelli di coloro che nell'agiatezza delle loro vite giocavano a fare i rivoluzionari; non scordiamoci che siamo alla metà dei '70, ovvero nel pieno cuore pulsante degli anni di piombo. Pietro, Il Libanese, invece è mosso da altri generi di rivalsa e di pensieri che provengono anche loro dalla lotta a favore di chi è cresciuto però all'interno di una baracca alla periferia di Roma e fatica ad arrivare assieme alla madre alla fine del mese. Nel mezzo si incastonano le prime schermaglie con la mala proveniente da fuori Roma e una possibile storia di amore con Giada, una ragazza bella e ricca e con la voglia di cambiare il mondo dal suo piedistallo fatto di agio e privilegi. De Cataldo decide quindi di non abbandonare ancora i suoi personaggi più celebri, anzi proietta il lettore nella Roma del 1976, quando Il Libanese, Dandi, Scrocchia e Il Bufalo, personaggi che saliranno alle cronache letterarie e ancor più nella top ten di quelle cinematografiche, devono ancora assumere le sembianze di una banda, seppure nella mente del Libanese ci sia di già il desiderio di rivalsa, di comando e di gruppo, più precisamente di un gruppo in grado di prendersi l'urbe. Il libro, che altri non è che la genesi della Banda della Magliana e di Romanzo Criminale, è un nuovo tuffo nei cupi '70, sempre narrati con fare veloce, con poche righe capaci di incastonare una trama semplice e i pensieri di un personaggio complesso nella sua violenza e inquietudine, alla fine il testo risulta difatti maggiormente sfaccettato in termini psicologici del Romanzo Criminale datato 2002, un libro però per alcuni aspetti superfluo, perché incapace di aggiungere qualche cosa di nuovo a una vicenda ben delineata e completa. Un libro che però pare già perfetto e scritto per il cinema.
Un romanzo ambientato nel sottobosco della criminalità di Roma, tra delinquenti emergenti, privi di ogni morale, ossessionati da un unico sogno: diventare ricchi e famosi ad ogni costo; un libro che scorre veloce senza grandi pretese letterarie da leggere in vacanza come ho fatto io.
Recensioni
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Giancarlo De Cataldo non ha tutti i torti: dopo il grande successo di Romanzo criminale, chi glielo fa fare di abbandonare i suoi eroi per dedicarsi a qualcosa di nuovo? Sono già passati dieci anni dalla prima edizione di Romanzo criminale; nel frattempo, il romanzo è diventato prima un film, diretto da Michele Placido e interpretato da alcuni dei più grandi attori del nuovo cinema italiano (Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria, Stefano Accorsi, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Elio Germano, solo per citarne alcuni), poi una serie cult.
Squadra che vince non si cambia. E dunque oggi i protagonisti di Romanzo criminale tornano in una storia che accompagna i personaggi dall'ottobre del 1976 fino all'incontro con Freddo e al rapimento del barone Rosellini con cui si aprirà la "carriera" della banda.
Giancarlo De Cataldo, dunque, ci regala il capitolo zero della banda criminale ormai più famosa d'Italia.
A dominare la scena, ancora una volta, è Pietro Proietti, detto il Libanese. Lo incontriamo in carcere, a venticinque anni. È ancora un ragazzo di strada, ma ha già un grande sogno: diventare il Re della Roma criminale. Con lui troveremo i compagni di sempre: Dandi, Bufalo, Scrocchiazzeppi. E poi c'è Giada, ragazza di buona famiglia, con cui il Libanese è destinato a incontrarsi e scontrarsi.
Siamo a Roma, primi anni Settanta. Il Libanese si trova in galera per una questione di armi. Qui, dopo essere intervenuto in una rissa a favore del nipote di Pasquale 'o Miracolo, si avvicina alla camorra e inizia a conoscerne la struttura e l'organizzazione. Ma il Libanese non è uno che può stare alle regole di qualcun'altro. La sua meta è un'altra: mai servo di nessuno ma solo e sempre padrone di sé stesso.
Quando esce di galera, ad aspettarlo ci sono gli amici: Dandi, il Bufalo e Scrocchiazeppi. E un affare per conto di Pasquale 'o Miracolo: una nave di droga per Roma. Ma servono trecento milioni...
Roma: regina e un po' mignotta. Roma ha bisogno di un Re, e non può essere il Terribile, un contadino vestito a festa, con i suoi ridicoli abiti eleganti e i capelli unti. Proprio a una festa del Terribile, Libano incontra Freddo, un riccetto dall'aria decisa con cui si prospetta fin da subito chiaramente la condivisione di un destino comune, e Giada, una ragazza bellissima della Roma alto-borghese, che con lui sembra aver ben poco da spartire, ma invece...
Le tenerezze di un nuovo amore fanno vacillare il Libanese. Come sarebbe cambiare vita? Mettere su famiglia? Ma per chi vi è cresciuto il richiamo della strada non può essere messo a tacere facilmente. E poi Giada è una rivoluzionaria, una che vuole cambiare il mondo ed è tutta presa dagli scontri che in quei mesi infiammano le strade di Roma. Ma è e resterà una figlia di papà. Insomma, a volte sembra più un problema che un piacere, perché è una ragazza che non sta al suo posto, al posto dove le donne devono stare. Intanto Libano sa che deve sbrigarsi a trovare i trecento testoni per 'o Miracolo e per entrare in affari con i camorristi. E proprio tra gli amici di Giada gli si prospetterà una soluzione...
"La vita o è tutto o è niente": Libano lo sa, perché la strada è stata sua maestra. O dentro o fuori: la strada non ammette ambiguità. Proprio dalla strada ha anche imparato che un vero guerriero si rialza sempre, tutte le volte che cade.
A cura di Wuz.it
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