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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2010
Indice
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Libro semplice, ambientato in un paese rurale con i suoi campo di grano che fanno da sfondo ad una vicenda di cronaca nera. Il protagonista spicca per il suo coraggio e per empatia nei confronti di un altro suo coetaneo. Probabilmente più adatto per un pubblico più giovane.
"Io non ho paura " di Niccolò Ammaniti. 《"Piantala con questi mostri, Michele. I mostri non esistono. I fantasmi, i lupi mannari, le streghe sono fesserie inventate per mettere paura ai creduloni come te. Devi avere paura degli uomini, non dei mostri. " mi aveva detto papà. 》 Questa citazione raccoglie l'intera essenza di questa storia troppo vera, troppo cupa e inquietante da lasciarmi senza speranze anche quando pagina dopo pagina mi sforzavo di immaginare una svolta, magari anche un finale diverso...ma non c'era spazio in questo piccolo borgo per la rinascita dei cuori. Michele è un bambino di 9 anni con l'animo puro che conosce il bene e sa riconoscere il male anche dove non vorrebbe e dovrebbe mai vederlo. Ha delle fantasie che gli mettono paura come succede a molti bambini, ma trova il coraggio di affrontare la ben più dura realtà. Agisce senza voler dimostrare niente a nessuno anzi lo fa contravvenendo a divieti e minacce solo perché lo ritiene giusto. E facendosi forza su questo sentimento cerca con tenacia di rimediare alle ingiustizie provocate dalla miseria dei grandi anche a costo di farsi male.
Pur nella sua semplicità riesce a colpirti in pieno e a farti immedesimare nei personaggi, nello specifico, riesce a farti affezionare e provare una grande solidarietà per il rapporto di fiducia che si viene a creare tra Filippo e Michele. Lettura scorrevole dovuta ai capitoli brevi e i diversi dialoghi che si susseguono. Consigliato!
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"E tutto si è fermato.
Una fata aveva addormentato Acqua Traverse. I giorni seguivano uno dopo l'altro, bollenti, uguali e senza fine."
Finalmente una storia originale, diversa, nuova. Un grande romanzo per un autore già ben conosciuto dal pubblico dei lettori italiani: il suo precedente lavoro, Ti prendo e ti porto via, ha raccolto molti consensi, anche da parte di critici illustri (in questi giorni ancora Sergio Pent su La Stampa lo ha definito "uno dei romanzi più completi e ben strutturati delle ultime stagioni").
Qui Ammaniti si confronta con una storia difficile, vista attraverso gli occhi di un bambino.
Siamo nella campagna italiana del Sud, in un piccolissimo paese collocato in un'area geografica indefinita, Acqua Traverse, frazione di Lucignano, composto da una manciata di case (proprio "quattro case in tutto", se si esclude un grande casale dell'Ottocento), senza una piazza, senza altre strade se non lo stradone centrale. Quattro case tra i campi di grano.
È il 1978, è estate e fa molto caldo. I ragazzini sono a casa: la scuola è chiusa per le vacanze estive. È una piccola banda di bambini quella che scorrazza nelle campagne di Acqua Traverse, retta dai difficili equilibri di forza tra i più grandi e i più piccoli. Sono bambini e bambine (queste in minoranza) di età molto varia: dai 5 ai 12 anni. Michele è uno di questi ed è la voce narrante che ci racconta questa storia lontana, del tempo in cui aveva nove anni (una storia della fine degli anni Settanta con tanti elementi che la connotano). Un padre camionista che vuole cambiare vita, una madre casalinga molto bella e corteggiata, una sorellina, Maria, la più piccola del gruppo, che Michele deve quasi sempre trascinarsi appresso.
Tra i tanti giochi organizzati insieme, anche le lunghe pedalate nella campagna, alla ricerca di emozioni, come giovani esploratori in terra d'Africa. Una di queste "escursioni" porta Michele all'interno di una casa abbandonata e diroccata che la "banda" non aveva mai visto, lontana dal paese, dietro una collina. All'interno di questo edificio pericolante avverrà l'incontro con un personaggio determinante della storia, un coetaneo che...
Non è possibile svelare di più di una trama incalzante, in alcuni momenti quasi travolgente. Ammaniti ha descritto un momento non lontano, ma quasi senza tempo, con la capacità di farci rivivere colori, luci e sensazioni comuni: quelli dell'infanzia, delle estati con gli amici, dei giochi in compagnia, dei litigi, dei rapporti con i genitori. La normalità vista con gli occhi di un bambino. Ma all'interno di questo quadro, ha saputo inserire l'eccezionalità, l'evento. Michele vive alcune (poche) giornate che lo trasformano, che ne fanno quasi un adulto, rendendolo autonomo, dandogli la forza e il coraggio di decidere, svincolandolo traumaticamente dal legame affettivo (basato sulla fiducia e sul rispetto oltre che sull'amore) con i genitori.
Michele al termine della storia "non ha più paura" di affrontare il pericolo. Ha uno scopo, quello di difendere un amico. È diventato per lui un "angelo custode" e deve impersonificare questa figura sino in fondo, portando a termine il suo compito. Se gli adulti hanno sbagliato (nel goffo tentativo di realizzare il sogno comune di raggiungere il benessere e trasferirsi al Nord) innescando un dramma che potrebbe finire in tragedia, potrà forse lui rimediare. E lo farà, in un finale probabilmente un po' troppo "cinematografico", ma di sicuro impatto emotivo.
Difficile dire di più di una vicenda che non può essere raccontata per non compromettere il piacere della lettura, che è anche piacere del ricordo di un'infanzia e di un'ingenuità perdute per sempre.
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