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Indice
Il primo giorno
Uno.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
non mi è piaciuto
L’impressione dominante che ho avuto è quella della discontinuità. A pagine dal ritmo sostenuto si alternano pagine di una lentezza talvolta disarmante, e se da un lato ho apprezzato le descrizioni degli ambienti con una abilità tale da farli percepire non solo visivamente ma anche, direi, in senso olfattivo, uditivo e tattile, dall’altro non nego che ci siano stati anche momenti in cui ho avuto l’impressione che l’autore si fosse fatto prendere un po’ troppo la mano. Cioè, che si sia trattenuto pericolosamente troppo a lungo sul confine che separa la descrittività funzionale alla costruzione dell’attesa e del pathos dalla descrittività che può anche stancare. Nel complesso comunque il romanzo mi è piaciuto, soprattutto ora che, conoscendo l’epilogo, sono in grado di riconsiderare sotto una nuova luce tutto lo sviluppo della trama precedente. E in particolare mi è piaciuto il dibattersi del commissario nel dilemma tra il senso dello Stato e del dovere trasmessogli dal padre e il desiderio di salvare la moglie e se stesso dalle distruttive influenze di questa isola “così sperduta da non avere neanche un nome”, anche quando sarebbe stato molto più comodo sottoscrivere una versione diversa ma comunque plausibile dei fatti. Così come mi è piaciuto il lavoro di costruzione del personaggio dedicato a Mazzarino, condotto con piccoli accenni disseminati nel testo che si ricollegano e giungono a compimento solo al termine, quando si disvela nella sua ossessione di essere signore e padrone dell’isola ad ogni costo.
Uno dei migliori Lucarelli di sempre. Non solo per la storia ambientato nel periodo in cui il fascismo cominciava a conquistare il potere, non solo per i personaggi a volte descritti con capacità introspettiva e mai superficiali ma soprattutto per lo stile, uno stile asciutto ma ricercato, con le parole giuste nei tempi giusti. Da leggere con piacere.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"... attraversò il giardino e poi giù lungo la strada che portava al paese, dove non c'era vento e quella canzone, saltellante, assurda e isterica, non si poteva sentire più."
Gennaio 1925: muore un miliziano fascista, una camicia nera. Apparentemente si tratta di un incidente: l'uomo è scivolato su una roccia ed è precipitato, morendo sul colpo per la caduta. Ma le cose non sono così semplici come potrebbero apparire: innanzitutto proprio perché si tratta di un fascista, poi perché il fatto è accaduto su un'isola, non ultimo, infine, per la professione svolta dall'uomo, il camerata Miranda, in forza alla Colonia penale che ha sede sull'isola. Non può essere morto di notte, perché l'alta marea l'avrebbe portato con sé, e come può essere scivolato di giorno, quando il precipizio è ben visibile e quindi facilmente evitabile?
La Colonia penale dell'isola ha un nome "poco adatto, Capo d'Angelo, uno scherzo di nome, perché era nata come carcere per i ribelli. In realtà, in origine il luogo si chiamava diversamente, Capo dell'Angelo caduto, per via di una leggenda che voleva che uno degli angeli ribelli fosse precipitato proprio lì, su quella parte di isola, cadendo dal cielo."
Tra confinati e miliziani, abitanti dell'isola e personaggi di passaggio, iniziano le indagini di un commissario intelligente e preparato che immediatamente capisce che l'incidente non è tale e che dietro questa morte apparentemente accidentale forse si nasconde un omicidio e chissà cos'altro. E quando si trova un altro morto, Zecchino, un informatore molto conosciuto...
Confino politico e valutazioni sul regime si confondono con la quotidianità, la difficoltà di superare i piccoli e grandi problemi del vivere, che per il commissario sono costituiti da una moglie esaurita e depressa, chiusa in se stessa, in volontario isolamento, e dalla possibilità e dal desiderio di un trasferimento visto come l'unica possibilità di salvezza. Ma gli eventi incalzano e la vita, in fondo, prosegue nella direzione di sempre.
Come suo solito, anche questa volta Lucarelli ha ricreato un ambiente anche attraverso una colonna sonora di riferimento, legata al tempo in cui si svolge la vicenda (anzi, come lui stesso scrive, leggermente successiva, 1931, ma non è importante...). È una canzoncina che diviene ossessionate per il protagonista, la celebre Ludovico (ricordate? Ludovico, sei dolce come un fico / più vero amico / di te non ho...), un motivetto che inevitabilmente cantiamo in sottofondo ogni volta che viene nominata (e avviene sovente) nelle pagine del romanzo. Ludovico è la traccia della storia, è il binario in cui si incanala, è la parte surreale della vicenda, ed è anche il finale.
Lucarelli è ormai un grande esperto nel narrare storie "gialle", misteri complicati. Ha "fatto scuola" con molti suoi lavori precedenti ed ora con la sua trasmissione televisiva, Blu notte, dedicata appunto a omicidi irrisolti, misteriosi, difficili da decifrare e ancor più nebulosi nel momento in cui si vuole dare un volto ai colpevoli. Avevamo già parlato di lui in occasione dell'uscita del suo precedente romanzo, Almost Blue. Era il 1997. Nel frattempo ha abbandonato quel tanto di "genere" che lo legava di più a quella corrente che superficialmente veniva definita di scrittori cannibali, ha deviato il suo percorso verso una narrativa più completa, più raffinata e ancor più interessante. Nel 1998 abbiamo ancora presentato due suoi lavori, Compagni di sangue (cronaca delle vicende del Mostro di Firenze, scritto a due mani con Michele Giuttari) e Autosole che si discostava molto dal precedete romanzo e poteva sembrare (e forse era) più un divertissement in forma di raccolta di racconti tra loro intrecciati. Ora Lucarelli torna all'antico amore del giallo, dell'indagine (svolta in modo impeccabile), della narrativa noir. Ma soprattutto con questo nuovo lavoro, troviamo un autore "maturo", consapevole del proprio talento e capace di offrircelo senza eccessi e senza mistificazioni.
A cura di Wuz.it
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