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Il bello di questo libro sta nel racconto alternato tra i due personaggi, legati tra loro eppure distanti rispetto al nucleo/mistero della storia, che ognuno analizza da una prospettiva diversa e con una sensibilità altrettanto diversa, cosa che anima la storia di due vissuti, uno maschile e uno femminile, e la rende ricca nella semplicità della trama. Il messaggio che arriva, quando i nodi misteriosi si sciolgono, è amaro ma potente : '....non basta credere alle cose. Hanno una loro sostanza le cose, a volte non si può scappare.'
Scritto a quattro mani con Bianca Garufi, cui Pavese dedicò i Dialoghi con Leucò e per cui compose le nove poesie di La terra e la morte, Fuoco grande è un romanzo «basato sul non detto». Pavese e Garufi si alternano in capitoli brevi ma incisivi che raccontano rispettivamente i punti di vista di Giovanni e di Silvia, la loro relazione inevitabilmente ostacolata dall’oscuro passato di lei. L’arrivo di un telegramma fa riaffiorare il segreto che non ha mai smesso di tormentarla e la riporta a Maratea, il suo paese natale, dove tutto è iniziato. Suo malgrado, anche Giovanni vi è trascinato e, calpestando le macerie della vita passata di Silvia, ma al contempo tutto preso dal disperato tentativo di distaccarsi da lei, sarà cieco di fronte all’evidenza. La storia è incompiuta – poi continuata dalla sola Garufi ne Il fossile – ma perfetta così: il segreto è venuto a galla, nonostante non sia mai svelato espressamente, e i personaggi sono messi a nudo nella loro essenza, nelle loro complicate relazioni.
L'esperimento é particolare con la scrittura a 4 mani che fa sì che le stesse vicende siano raccontate da un punto di vista maschile e femminile. Il risultato mi sembra ci sia: la vicenda, anche se tragica, scorre bene e mi ha ricordato certe sensazioni provate vedendo il film "Viaggio segreto". In più vi é anche il contrasto fra il sentire di Silvia con un forte legame emotivo con la sua terra (Bianca Garufi é stata per me una scoperta), e quello di Giovanni che vi si avvicina non comprendendone bellezza e comportamenti umani. Chissà quanto ciò dipenda da quanto provato da Pavese durante il soggiorno al confino in Calabria ? Un sentimento abbastanza simile lo aveva già descritto marcatamente con il racconto "Terra d'esilio" presente nella raccolta postuma "Notte di Festa".
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