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Scritto bene, mi ha ricordato altri autori americani che scrivono allo stesso modo e con le stesse tematiche, ad esempio, tanto per dirne una che mi viene in mente, la Homes di "La sicurezza degli oggetti". Ma alla fine tutti i racconti si somigliano un po': tutti i personaggi e le loro vicende si confondono come se si trattasse di tante apparizioni fugaci di cui intuiamo per un attimo la sofferenza del loro dolore. Più di tutto, ciò che mi ha colpito è il forte impatto che sempre reca la sofferenza psichica delle persone, soprattutto quando queste vivono in contesti di marginalità sociale.
Ennesimo figlio letterario di David Leavitt e di Alice Munro, l'autore riempie i suoi racconti di malati, di pazzi, di sfigati, di vecchi addolorati, di gay emancipati e discriminati insieme, tutti presenti nel suo mondo in dosi assai più massicce che in quello reale. Sofferenza, inadeguatezza, paura di vivere e di morire sono la trave portante di questi pezzi scritti magnificamente, anche se lo stile sa un po', innegabilmente, di già letto e sentito, come se fosse uscito dalla stessa scuola di creative writing di molti suoi colleghi coetanei. Su tutti, secondo me, il racconto Un bravo medico, in cui il giovane medico protagonista crede di riscattare la perdita di senso della sua esistenza attraverso l'"altruismo" implicito nella sua professione, salvo poi accorgersi di essere lui ad aver bisogno di ascoltare i dolori dei suoi pazienti per riuscire a tirare avanti.
Questo libro dona la netta sensazione che la propria pazzia, il proprio senso di inadeguatezza e disadattamento al mondo, siano condivisi e condivisibili con tanti altri esseri umani. Ma soprattutto che condiviso e condivisibile possa essere il dolore. In tutte le sue sfumature, il dolore di essere diversi, il dolore di vedere ciò che gli altri non vedono, il dolore che non trova espressione e quello che non trova giustificazione, il dolore di non riuscire a fermare il dolore degli altri, il dolore di amare chi prova dolore. E questi racconti lo descrivono attraverso un caleidoscopio di personaggi sempre vivi e vibranti sulla pagina, che diventano persone vicine, persone che alla fine conosciamo intimamente e che ci aiutano forse a conoscere più intimamente noi stessi.
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