Quel che resta del giorno

Quel che resta di una vita che volge al tramonto non può essere raccontato con ritmi parossistici, soprattutto da un perfetto maggiordomo inglese. Quando si pone il lavoro e il dovere prima di tutto, ci si accorge di non aver vissuto Forse il protagonista avrà un dubbio incipiente, ma forse. Scritto benissimo e in modo toccante. Vedete dopo il film, perché mostra gli avvenimenti in modo quasi oggettivo, il senso del romanzo è il filtro psicologico del protagonista che narra in prima persona. Da leggere!

Dove finisce il dovere, dove inizia la persona? Quando si può uscire dal ruolo che ci si è imposti, quando la forma può lasciare spazio alla vita vera, con tutte le sue contraddizioni? Romanzo in prima persona, una retrospettiva condotta da un maggiordomo sulla propria vita professionale (e non) passata in una casa nobiliare inglese. Molto ben scritto, a tratti lento ma in grado di lasciare qualcosa al lettore.

Un viaggio, in apparenza un viaggio in auto, un regalo fatto dal nuovo proprietario della villa dove lavora; in realtà Stevens, il "maggiordomo" anziano, ha l'occasione di vedere posti nuovi e mai visti, ma soprattutto di ripercorrere 40 anni di lavoro e quindi di storia. Il "viaggio" lo porta a ricordare quello che è successo presso la dimora di Lord Darlington, lavoro, tanto lavoro, ma anche intrecci politici, storie comuni di chi con lui ha lavorato. Forse un viaggio alla ricerca di una risposta, a una domanda che lui ha sempre avuto dentro, forse un amore mancato, il ricordo di quella Miss Kenton che avrebbe potuto essere ma non è stato ... sembra voler dire che la vita prende, tanto, ma è inutile poi ripensare a quello che è stato, non serve, e forse ha ragione chi, come nella scena finale, si incontra di sera su un molo illuminato e fa amicizia, e ride alle battute degli altri appena conosciuti ... Amaro forse ma anche molto delicato e tenero ...