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Descrizione


Non è dopoguerra, è solo un'altra guerra. Il mondo è diviso in blocchi, in realtà ideologie e frontiere si stanno già sgretolando: merci e droga non conoscono confini. Dalla Dalmazia a Mosca a Hollywood, da Napoli alla Francia, da Bologna a Trieste, tra balere, viaggi clandestini oltrefrontiera e incontri di pugilato, una folla di protagonisti, spinti da una corrente che li travolge e li supera, si muove verso uno sbocco ignoto. Nuovi eretici, ex partigiani, contrabbandieri, narcotrafficanti, agenti segreti, figli in cerca di un padre si muovono e si sfiorano, inconsapevoli pedine di un grande disegno.
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Dettagli

2002
673 p.
9788806162030
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Indice


Le prime frasi

Non c'è nessun "dopoguerra".
Gli stolti chiamavano "pace" il semplice allontanarsi del fronte.
Gli stolti difendevano la pace sostenendo il braccio armato del denaro.
Oltre la prima duna gli scontri proseguivano. Zanne di animali chimerici affondate nelle carni, il Cielo pieno d'acciaio e fumi, intere culture estirpate dalla Terra.
Gli stolti combattevano i nemici di oggi foraggiando quelli di domani.
Gli stolti gonfiavano il petto, parlavano di "libertà", "democrazia", "qui da noi", mangiando i frutti di razzie e saccheggi.
Difendevano la civiltà da ombre cinesi di dinosauri.
Difendevano il pianeta da simulacri di asteroidi.
Difendevano l'ombra cinese di una civiltà.
Difendevano un simulacro di pianeta.

Antefatti

I
Fronte jugoslavo, primavera 1943

SOLDATI ITALIANI!

Il popolo sloveno ha cominciato una lotta inesorabile contro gli occupatori. Molti dei vostri camerati sono già caduti in questa lotta. E cadrete sempre giorno per giorno, notte per notte, finché sarete strumenti nelle mani dei nostri oppressori, finché l'ultimo pezzo della terra slovena non sarà liberato.
I vostri potentati ve la dànno a bere che il popolo sloveno vi ami, che vi assalgano soltanto "pochissimi comunisti". Questa è una insolente bugia. Nella lotta contro gli occupatori andiamo tutti gli Sloveni d'accordo. Sotto la guida del Comitato nazionale sloveno liberatore tutto il nostro popolo si è organizzato in un solo invincibile Fronte Liberatore.

SOLDATI ITALIANI!

I vostri superiori vi nascondono in che disperata situazione Mussolini ha gettato "l'Impero italiano", avendolo venduto a Hitler. Vi nascondono che Abissinia, per la quale Mussolini aveva fatto versare tanto sangue italiano, non è più nelle mani italiane. Vi nascondono la situazione senza uscita per le truppe italiane in tutte le colonie italiane in Africa. Vi nascondono le perdite che hanno subito le truppe italiane nei Balcani, che la Serbia occidentale, il Montenegro, la maggior parte della Bosnia ed Erzegovina, Lika e parti della Dalmazia sono già terre libere. Vi nascondono le terribili perdite e i supplizi che devono sopportare le truppe italiane sul fronte rosso dalle schiaccianti armi russe e dall'insopportabile inverno russo. Vi nascondono i disordini che nascono nelle città italiane per la penuria sempre più grande di vivere, per il continuo bombardamento dell'aviazione inglese, per la crescente scontentezza del popolo italiano con la politica del guerrafondaio Mussolini che lancia l'Italia nell'abisso.

SOLDATI ITALIANI!

Capite anche voi, quello che sempre più capisce il popolo italiano a casa sua, che Hitler vi spinge a tutti i fronti: in Africa, nei Balcani, in Francia e in Urss affinché non potrete far resistenza a casa vostra, quando egli assalirà l'Italia "alleata" appunto come ha assalito l'"alleata Jugoslavia". Capite anche voi quello che deve oggi capire ogni cieco, che all'Italia associata con la Germania toccherà una terribile sconfitta sul mare, sulla terra e in cielo dalle forze unite di Russia, d'Inghilterra e di tutti i popoli del mondo che amano la libertà.
Capite, soldati italiani, che l'unica salvezza per voi e per tutto il popolo italiano è nel volgere le vostre armi contro quelli che hanno cagionato per voi e per noi solo disgrazie, contro la cricca fascista di Mussolini! Non vi è mica utile il pretesto che anche voi condanniate la bestialità di Hitler e di Mussolini, che anche voi desideriate la fine del fascismo e della guerra. Dovete con azioni dar prova del vostro amore della libertà e della pace, del vostro odio contro i vostri e nostri oppressori, se no vi spetta, come loro, la rovina.

SOLDATI ITALIANI!

Il Partito comunista della Slovenia vi chiama:
Non adempiere agli ordini dei vostri superiori, non sparare, sugli Sloveni, non perseguitare i partigiani, ma arrendetevi a essi, non impedire la nostra lotta liberatrice!
Assalite e disarmate la milizia fascista, gli agenti dell'Ovra e tutti quelli che vi spingono a lottare contro il popolo sloveno!
Distruggete la forza armata italiana, magazzini di armi e di viveri in quanto non potrete consegnarli ai partigiani, distruggete i mezzi di trasporto dell'esercito italiano, camion, motocicli, cavalli, strade, ferrovie ecc!
Rifiutatevi agli invii delle armate italiane al fronte russo che vi moriranno per il pazzo Hitler e i suoi trabanti! Chiedete di ritornare a casa vostra!
Disertate dall'esercito italiano, il nostro popolo ve ne aiuterà volentieri! Consegnate le armi e le munizioni ai partigiani e alla Difesa popolare!
Andate con le unità partigiane e aiutate con le armi in mano ad abbreviare l'assurda macellazione di guerra, per potere al più presto ritornare a casa vostra, alle vostre madri, mogli e bambini poveri e abbandonati, e per istituire lì una vera sovranità popolare.
EVIVA LA COMUNE LOTTA DI TUTTI I POPOLI CONTRO LE BARBARIE FASCISTE!
EVIVA L'SSSR E IL SUO INVINCIBILE ESERCITO ROSSO. DIFENSORE POTENTISSIMO DELLA LIBERTA E DEL PROGRESSO!
EVIVA STALIN, IL CAPO DEI POPOLI DEI POPOLI E DEI LAVORATORI DI TUTTI I PAESI!
EVIVA IL PARTITO COMUNISTA DELLA JUGOSLAVIA!

MORTE AL FASCISMO - LIBERTÀ AL POPOLO!
Comitato centrale
del Partito comunista della Slovenia

Sul muro scrostato qualcuno aveva scritto SMRT FASIZMU con la vernice rossa.
Li avevano messi in fila lì davanti.
Dalle facce non trapelava niente. Chiuse, assenti. Come le finestre del villaggio.
Il capitano strillò l'ordine alla compagnia. I militari italiani si schierarono, fucili in spalla. Quasi tutti riservisti. L'ufficiale era il più giovane, baffi ben curati e bustina di stoffa grigia inclinata sulla fronte.
I condannati alzarono gli occhi per guardare in faccia i carnefici. Essere certi che fossero uomini come loro. Erano abituati alla morte, anche alla propria, assuefatti da migliaia di generazioni trascorse.
Dall'altra parte occhi bassi, sensazioni riflesse allo specchio.
e due fila si fronteggiarono immobili, come statue abbandonate sul prato.

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leonardo
Recensioni: 5/5

Non aspettatevi Q, ma comunque e' un bel libro gradevole e originale, con un bellissimo finale.

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PROT
Recensioni: 5/5

Bravissimi i Wu Ming a raccontare la storia a modo loro... dopo aver letto "Q" (come si dice spesso oggi "tanta roba"), mi ritrovo con l'approfondire periodi e personaggi che conoscevo solo di nome... raccontati con altri "inventati" appositamente per il romanzo... molto più scorrevole di "Q", probabilmente più "easy", ma ugualmente avvincente e interessante! consigliato vivamente!

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Philip
Recensioni: 4/5

Del collettivo Wu Ming avevo già letto precedentemente sia "Q" che "Manituana",ma ad essere sinceri nè l'uno nè l'altro mi avevano appassionato/convinto del tutto.A mio giudizio è questo il loro romanzo più riuscito,dagli incastri narrativi mai così perfetti,e un quadro generale dell'Italia del dopoguerra ben delineato.I personaggi sono ben caratterizzati,senza scadere nel romanzo d'appendice com'era accaduto talvolta negli altri romanzi.Per tacere poi dello stile,in tutte le sue parti scorrevole e brioso,perfettamente amalgamato.Da leggere,sicuramente.

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Recensioni

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Voce della critica

Wu Ming

54

pp. 673, euro 15,

Einaudi, Torino2002

54 è il nuovo romanzo storico realizzato dal gruppo dei cinque scrittori ormai noti con l'appellativo Wu Ming (senza nome). Dopo il sorprendente esordio nel 1999 con il western teologico Q (a nome di Luther Blisset, Einaudi; cfr. "L'Indice", 1999, n. 7), ambientato durante la riforma luterana, e il successivo Asce di guerra (assieme e attorno alle vicende narrate con Vitaliano Ravagli; Tropea, 2000), giunge ora 54, un complesso viluppo di storie parallele che si svolge - salvo il doppio prologo alla Conrad - nel 1954. Il romanzo si snoda su più scenari: Bologna, Palm Springs, Napoli, Trieste, la Francia, la Jugoslavia, l'Urss e il Messico.

Perché questa enfasi sul 1954? Nell'immaginazione "storiografica" degli autori - peraltro pienamente legittima - il 1954 segna un anno di svolta internazionale e gli autori affidano nientemeno che al primo presidente del Kgb, il generale Serov, la loro visione degli eventi: "Che anno convulso. Un anno che cambiava la faccia al mondo. La nascita del Kgb. La conferenza di Berlino. Il riarmo della Germania e la sua adesione alla Nato. La sconfitta dei francesi in Indocina e la divisione del Vietnam. Tito. La rovina di McCarthy. Tito e Cary Grant. Esperimenti nucleari nei deserti e in mezzo agli oceani. La fine del 'dopoguerra'". Benché posta nell'epilogo, questa considerazione mi pare sia stata la miccia iniziale che ha innescato la scrittura. La sfida diventa allora quella di creare un libro corale che contenga questi eventi e li metta in una relazione dinamica con una serie di personaggi. Il 1954 per l'Italia è anche l'anno nel quale esplode lo scandalo Montesi, Mario Scelba è a capo dell'esecutivo e hanno inizio le prime trasmissioni televisive il 3 gennaio, giorno in cui, per coincidenza non casuale, entra nel vivo anche la narrazione di 54, con una corsa truccata all'ippodromo di Agnano, dove si muove anche l'intoccabile Lucky Luciano, mandato dalle galere dello zio Sam a respirare la libertà, per meriti bellici, nella colonia Italia. Per quanto ci si voglia sforzare, è impossibile delineare in poche righe una sintesi delle vicende del testo, a meno che non si aprano diverse porte parallele, sapendo che i relativi percorsi non necessariamente arriveranno a sfiorarsi. Forse è proprio il televisore "fuori dal comune" McGuffin Electric, che "vede, ascolta, riflette, ma non funziona", il marchingegno che riesce a entrare dentro a più storie: un po' come la pallina da baseball di DeLillo, se si vuole, ma l'elettrodomestico non viaggia nel tempo.

A un articolato incastro narrativo corrisponde una scrittura briosa, ben adattata ai personaggi, ora contenuta nella sua tentazione verso il pastiche, ora ritmata dai motti di spirito: si tratti delle lievi facezie di Cary Grant (sì, proprio lui, l'attore) o del più popolaresco brontolio felsineo degli avventori del bar Aurora. Come è inevitabile che sia per un libro di questo genere, la documentazione che lo sorregge è ampia e appropriata: dai brani di jazz ai tipi di tè, dai vestiti di Cary Grant alla Filuzzi delle balere bolognesi. Sono dettagli che ravvivano e delimitano il tempo e lo spazio dei personaggi. Su tutti colpisce l'inquietudine ribelle di Robespierre Capponi (un profilo vicino a quello di Vitaliano Ravagli in Asce di guerra), ragazzo arrivato in leggero ritardo all'appuntamento con la Storia. Troppo giovane per combattere nella Resistenza, vive un amore impossibile con una donna sposata a un dirigente del Pci e mal respira il bigottismo rosso di una Bologna adagiata sulle formule di intransigenza staliniana (si veda il Tito comunista-fascista). Nell'antieroica quotidianità che macera le grandi speranze è tuttavia ancora possibile un gesto coraggioso, uno strappo per ricominciare daccapo.

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La recensione di IBS


«Betsy aveva consigliato a Cary di andare dal dottor Clapas, di cui le amiche dicevano un gran bene. Gli eventi degli ultimi mesi avevano scacciato la depressione, restituendo Cary Grant al mondo che ne esigeva il ritorno. Ora si trattava di capire i motivi della depressione, per impedirle di tornare. Il sole non doveva più oscurarsi, la mano che muoveva il rasoio non doveva più tremare.»

Non è possibile parlare di questo romanzo senza preventivamente raccontare la storia di Wu Ming, il nome collettivo dietro il quale si "nascondono" gli autori. Fondatori, nel gennaio del 2000, di Wu Ming sono stati Roberto Bui, Giovanni Cattabriga, Luca Di Meo e Federico Guglielmi, tutti già membri del Luther Blisset Project e autori di opere di successo come Q e Totò, Peppino e la guerra psichica, cui si è unito l'autore di Havana Glam. Ma questi scrittori giocano sull'inutilità del comparire in prima persona, tanto che hanno scelto uno pseudonimo che significa in mandarino "nessun nome". Non desiderano la notorietà personale, non vogliono apparire con un volto, ma non per questo non si mettono in gioco. Innanzitutto con le loro opere e poi con un sito in cui si possono trovare molte informazioni interessanti, tra le quali una appassionata dichiarazione di intenti, che identifica anche le storie che i Wu Ming intendono raccontare: «Innanzitutto, storie che abbiano un capo, un intreccio e una coda. Lo sperimentalismo è accettabile solo ed esclusivamente se aiuta a raccontare meglio... Quelle che ci interessano sono storie di conflitti, intessute sui telai dell'epos e della mitopoiesi, storie che adottino meccanismi e stilemi propri della narrativa 'di genere', del biopic, dell'inchiesta militante o della microstoria. Romanzi che attingano materia viva dalle zone d'ombra della storia, storie vere narrate come romanzi e/o viceversa recupero di vicende dimenticate, al centro o ai margini delle quali si sviluppano le nostre trame».
Ecco tracciate le linee guida di 54. Al centro del romanzo l'anno 1954, con le vicende nazionali e internazionali che l'hanno attraversato, ma soprattutto con tanti piccoli eventi personali. Le pagine sono attraversate da mille protagonisti, da tante piccole storie personali e collettive. Ci sono ex partigiani e militanti politici, ragazzi "da bar" e anziani in casa di riposo, negozianti onesti e non, trafficanti, spacciatori e clienti, attrici e attori più o meno noti (con una curiosa presenza continua: un Cary Grant in crisi esistenziale) ballerini e mercenari, semplici passanti e il Presidente del neonato Kgb... Come un satellite che ruoti attorno alla terra e fotografi per 365 giorni qui e là i momenti di vita vissuta, così 54 ci racconta un anno dell'umanità in modo incredibilmente lineare. Le cinque voci distinte di Wu Ming non sono riconoscibili e l'opera, spesso connotata da un taglio quasi cronachistico, pare scritta da un'unica mano per nulla gelosa del proprio lavoro, tanto da scegliere di non vincolare il testo a un rigido copyright: «è consentita la riproduzione parziale o totale dell'opera e la sua diffusione per via telematica a uso personale dei lettori, purché non a scopo commerciale».

A cura di Wuz.it

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Wu Ming

2000, Bologna

Wu Ming (in cinese mandarino «anonimo» o «non famoso») è un collettivo di narratori, i cui nomi anagrafici sono noti, attivo dal 2000. Wu Ming ritiene che le storie siano «asce di guerra da disseppellire» e scava nel terreno fertile delle intersezioni tra Storia e Mito. Fondatori del gruppo sono i quattro autori di Q («western teologico», a firma «Luther Blissett», pubblicato da Einaudi nel 1999) e l'autore di Havana Glam (romanzo di viaggi nel tempo, voodoo e rock'n'roll, a firma «Wu Ming 5», pubblicato da Fanucci nel 2001). Wu Ming è anche curatore e co-autore dell'autobiografia di Vitaliano Ravagli, antifascista imolese e veterano delle guerre di liberazione in Indocina (Asce di guerra, Tropea 2000, poi...

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