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Già lo scrittore latino Petronio nel Satyricon aveva raccontato in un inserto metaletterario la favola del "lupo mannaro" che per secoli ha affascinato scrittori e poeti fino a sbarcare poi nelle sale di Hollywood. Ebbene anche in questo romanzo di Fred Vargas è proprio un terribile lupo mannaro ad infestare il Mercantour zona dell'Alta Provenza; a seguire le sue tracce in una sorta di "road movie" nei villaggi del sud della Francia, sarà una improbabile armata Brancaleone composta dal Guarda, un vecchio pastore accompagnato dal suo cane Interlock; Sol un giovane ragazzo di colore, Camille l'ex fidanzata del commissario Adamsberg e infine da Lawrence un cacciatore di pellicce canadese suo nuovo ragazzo. Il nostro amato commissario farà la sua comparsa soltanto a metà del romanzo quando la situazione diventerà ingarbugliata ai limiti del surreale. Un romanzo avvincente (il secondo della "serie Adamsberg") che tuttavia si impantana spesso, complice le molte sequenze riflessive e descrittive con un finale un tantino troppo didascalico; per "allungare il brodo" l'autrice inserisce una microstoria -poco accattivante- legata alle vicende personali del commissario; avrebbe potuto essere più sintetica e chiuderlo in 200 pagine invece delle 330. Da segnalare inoltre un "vuoto": oggi, pur pagando anticipatamente, risulta praticamente impossibile prenotare una camera d'albergo e soggiornarvi senza passare dalla reception per la chiave (anche elettronica), senza firmare e senza che nessuno vi abbia visto in volto! La Vargas non delude mai, ma qui siamo ancora agli inizi: la sua tecnica era in via di formazione, e si vede!
Primo libro di Vargas che ho letto. Piaciuto.
Probabilmente mi sono avvicinata a questa autrice dal...libro sbagliato! O forse mi piacciono i thriller un po' più "forti" e movimentati, pieni di colpi di scena, suspense o comunque di trovate un po' più originali. In questo romanzo, purtroppo, non ho trovato nulla di tutto questo e pure la qualità della scrittura (alla quale sto attentissima), mi è sembrata piatta e banale, sufficiente certo, ma senza lode e senza infamia. Chi si aspetta le atmosfere notturne e morbose relative ai lupi mannari, abbandoni ogni idea di leggere questo libro, come anche chi si aspetta un gran intrico poliziesco. La fine, inoltre, dopo pagine di noia, arriva quasi troppo presto (comunque, per fortuna).Insomma, a me, personalmente, non è piaciuto particolarmente anche se comunque l'ho letto volentieri. Diciamo che mi sarei aspettata di più. Darò un'altra possibilità all'autrice, poi, se non va meglio, considererò il capitolo chiuso!
Recensioni
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Il più gotico e pauroso tra i gialli della misteriosa zooarcheologa medievalista francese che si cela dietro lo pseudonimo di Fred Vargas, protagonista di grandi successi letterari e autrice di romanzi che raggiungono regolarmente i vertici delle classifiche dei bestseller d'oltralpe.
Definita "l'anti Patricia Cornwell" (ha dichiarato: «Non sopporto i gialli ultraviolenti che raccontano crimini complicatissimi: un delitto è sempre semplice») la scrittrice scrive le sue storie di getto durante i ventun giorni di vacanza annuale e ha pubblicato dal '92 quasi un libro all'anno. Fino ad oggi in Italia sono usciti per Einaudi Chi è morto alzi la mano, Io sono il tenebroso, Parti in fretta e non tornare e Sotto i venti di Nettuno. I lettori ne apprezzano soprattutto lo stile ironico e incisivo ma anche l'originalità dell'intreccio, l'accuratezza dei particolari, il gusto per il ragionamento deduttivo, che pagina dopo pagina conduce alla rivelazione finale.
Tutte queste caratteristiche, degne della più classica e impeccabile detective story, si ritrovano anche in questo romanzo (scritto nel 1999 ma pubblicato ora per la prima volta in Italia) che porta ancora una volta sulla scena il protagonista dei libri precedenti: il commissario Jean-Baptiste Adamsberg del tredicesimo arrondissement di Parigi. L'azione non è ambientata nella capitale francese ma in un luogo aspro e inospitale: i monti del Mercantour. Qui, alle spalle di Nizza, hanno fatto la loro ricomparsa i lupi, segnalati per i numerosi attacchi agli ovili che hanno seminato il panico tra la popolazione locale. In un paesino tra questi monti, si è stabilita Camille, l'eterna amante in fuga del commissario, che, assieme a Lawrence, un amico ricercatore canadese, indaga su una catena di orrendi delitti. I sospetti dei due si incentrano su Massart, uno strano individuo, un "lupo mannaro" redivivo, a cui viene attribuito l'assassinio di una giovane del luogo, Suzanne. Ma spesso le soluzioni, anche dei casi più complicati, sono più semplici di quanto si immagini, come scoprirà il commissario Adamsberg, che, accorso in quei luoghi per rivedere Camille, finirà per scoprire la verità.
Perfettamente costruito, dotato di un'elegante impalcatura narrativa, nel rispetto delle unità classiche di luogo, di azione e di tempo, il romanzo calibra magistralmente tensione e caratterizzazione di alcuni ineguagliati tipi umani, riservando ai lettori un finale sconvolgente.
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