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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Questo è il primo libro di Genna che leggo e purtroppo mi ha davvero deluso. Trovato in un articolo della Balena bianca in cui lo si poneva come uno dei migliori libri della letteratura contemporanea. Scritta molto bene la prima parte che parla del fatto di cronaca di Alfredino, poi purtroppo scema in digressioni apparentemente narcisistiche, come diario di uno scrittore. Davvero poco interessante, peccato. Proverò a leggere altro
Uno dei libro piu' brutti che mi sia capitato di leggere. Un mattone pesante, di difficile lettura e soprattutto privo di significato. Rimesta di continuo in una dietrologia assurda e banale. Gli scrittori italiani sanno fare molto di meglio, e non vedo perche' Genna sia spesso accumunato a narratori molto superiori a lui, come Lucarelli, Wu Ming, Carlotto
ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa è servito tutto questo/ che cosa abbiamo voluto dimenticare/ cosa ci dovremmo ricordare/ e cosa dovremmo amare/ cosa dobbiamo odiare. Così commenta l'inviato del tg2 la morte di Alfredino. Come Genna, anche lui si accorge che il bambino nel pozzo è in tutti noi. Ho comprato questo libro per caso, leggendo la quarta di copertina, incuriosito dalla storia di Vermicino che mi ha sempre colpito e solo adesso ne capisco il motivo. Capisco anche come questo fatto di cronaca abbia avuto una diffusione così emotiva tra gli italiani che ancora oggi si ricordano dov'erano quando il bimbo era nel pozzo. Genna con uno stile particolare ti porta ad entrare nel pozzo di tre persone (lui compreso) le cui storie si intrecciano. Ognuno di noi potrebbe scrivere il proprio Dies Irae. Ognuno di noi ha la capacità di salvare quel bambino che è nel proprio pozzo.
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