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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2012
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L'unica cosa sbagliata di questo libro è il titolo, che però di solito decide l'editore e non l'autore. Sapevo della sua esistenza da vari mesi, e nonostante le molte autorevoli segnalazioni, me ne ero tenuta alla larga, tanto il titolo era per me "respingente": lo trovavo semplicistico, inutilmente rassicurante, almeno tanto quanto il libro invece è giustamente complesso. Un ottimo baedeker per chi è in transizione dall'autostrada obbligata del lavoro ai sentieri dell'attività liberamente scelta. Oggioni accompagna alle spiegazioni di quadro socioeconomiche o demografiche un'analisi puntuale dei percorsi dei singoli soggetti, delle implicazioni personali e familiari, e in questo ambito dà il meglio di sé, attingendo all'esperienza decennale di formatore manageriale. Un limite - obbligato - del libro è che la ricerca che gli ha dato origine, sull'emergere di consapevolezze e comportamenti "nuovi" fra i 55/75 enni, è stata svolta su un campione di casi un po' selezionato, per le risorse economiche o culturali di cui dispone. Tuttavia, anche con meno risorse di quelle di cui dispongono gli "apripista", il libro dimostra che l'uscita dall'età del lavoro obbligato offre a molti un tempo di vita in cui è possibile "scegliere", fra alternative non infinite, ma più o meno ampie. E' sull'ampiezza del ventaglio di alternative che incidono le differenze sociali, oltre che quelle individuali. Sullo sfondo rimane però la "quarta età", età che per alcuni purtoppo comincia abbastanza presto, e sulla quale poco si dice, salvo affermare che per i sessantenni è ancora troppo presto per rinunciare a vivere le molte opportunità che la vita ancora offre. Opportunità che - per diventare progetto anziché restare desiderio - esigono di fare i conti con le risorse effettivamente disponibili, in una saggia gestione dell'inevitabile "décalage". Aspettiamo un altro libro?
Recensioni
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