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Ho qualche anno (pochi) più di Rampini, ma non posso vantare i suoi studi prestigiosi e le sue importanti frequentazioni. E per quanto i suoi libri in effetti si leggano bene, non ci trovo niente, ma proprio niente, che non abbia già rilevato da me attraverso un semplice uso della rete, e poi elaborato riflettendo da me; come velleitarie e teoriche mi sembrano le sue "proposte", assai poco praticabili sulla scala della società italiana. Non capisco quindi quale possa essere il valore aggiunto di simili libri, nè perchè chi li scrive debba spacciarsi / essere spacciato per maestro, o consigliere, o cose del genere. Lui dice di preoccuparsi per il futuro dei suoi due figli ventenni: se potessi lasciare al mio avesse un decimo di quello che lui potrà lasciare a ciascuno dei suoi, potrei provare a scrivere qualcosa di più utile.
semplicemente eccezionale
Quest'ultima opera di Rampini è un saggio che spazia su diversi fronti, è un'analisi approfondita ed intelligente su come questo tipo di capitalismo sia praticamente fallito, a causa di trent'anni di pensiero neoliberista di destra. Fa delle analogie tra il sistema italiano e quello statunitense, entrambi colpiti dalle lobby nonostante quest'ultimo abbia uno Stato meno pervaso in questo senso, muove le sue critiche contro le caste, le plutocrazie, la finanza dei banchieri la cui ricchezza non viene mai lesa nonostante siano responsabili di bancarotta e di licenziamenti di massa. Tratta tematiche ormai conosciute (declino dell'Occidente, la rincorsa di "Cindia" e del Sud del Mondo, vedi il Brasile con le sue politiche socialdemocratiche e i suoi tassi di crescita impressionanti e la diminuzione del divario ricchi-poveri), Rampini auspica una ripresa che parta dai valori sani del nostro mondo occidentale, un nuovo New Deal, esalta su tutti il modello tedesco, dove i sindacati forti (che negli Usa sono stati decimati a partire dall'amministrazione Reagan) e i salari hanno permesso di innovare, fare ricerca, mantenere i lavoratori nei lori posti o di reinserirli con l'aiuto dello Stato. In ultima analisi è un libro ricco di ottimismo. Lo consiglio a tutti coloro che vogliono capire meglio il mondo in cui viviamo.
Recensioni
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Come la sinistra ci può salvare da un lento declino.
Nei primi anni del 2000 molti economisti e intellettuali
di sinistra, tra cui lo stesso Rampini, hanno abbracciato
un innovativo modello di sviluppo e sposato alcune idee
storicamente appartenute alla destra: il mercato come
sinonimo di progresso e il liberismo come via principe
di sviluppo. Ma la crisi del 2008 ha spazzato via in
pochi mesi tale corrente di pensiero: la bolla fi nanziaria
si è abbattuta quasi solo sulle fasce medio-basse della
popolazione, facendo crollare così il sogno da molti
cullato di un liberismo progressista.
Secondo Federico Rampini ora il mondo occidentale
deve ritornare a un ideale di sinistra più tradizionale,
appoggiando una società con un welfare forte, ponendo
attenzione all’ambiente e ai temi dell’energia. Un modello
– come quello seguito dal Brasile di Lula e, in parte,
dall’America di Obama – in cui la crescita economica
si accompagni all’integrazione sociale, a un consumo
sostenibile e a forti investimenti dello Stato in ricerca
e sviluppo. In questo pamphlet acuto e argomentato,
Rampini ci spiega perché lui stesso, dopo la “sbornia”
degli anni 2000, è ritornato “di sinistra”, cosa gli ha fatto
cambiare idea, e qual è la strada da seguire per una società
più giusta e più sana, evitando così un lento declino.
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