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Il libro è molto interessante per chi volesse approfondire i cruenti omicidi di Jack lo squartatore...alias Walter Sickert....ricco di riferimenti biografici, psicologici e storici di ogni genere dell'epoca vittoriana. Molto crudo, e ben dettagliato, ma i dettagli più "rivoltanti" non sono fantasia dell'autrice ma purtroppo fonte di ricerche sui crimini di allora. Per gli appassionati del genere gotico/horror è perfetto, ma, a mio parere non è per tutti........
La Cornwell ci offre una prova di bravura in questo saggio, scritto con perizia e acribia, al termine di indagini lunghe minuziose e appassionate, condotte senza risparmio di mezzi. L'eperienza criminologica personale e le amicizie nell'ambiente giudiziario, vengono messe a disposizione del più terribile caso irrisolto del crimine moderno, quello che ne costituisce l'archetipo: i delitti di Jack lo squartatore del 1888. Prendendo in esame i pochi reperti rimasti dopo le ruberie e le distruzioni belliche, insieme a deposizioni, documenti e alle lettere inviate dallo stesso Jack, nel suo irrefrenabile gusto per la beffa e la sfida, l'Autrice afferma fin dalle prime pagine che l'assassino sia il famoso pittore di origini tedesche e di gusto impressionista Walter Sickert. Cornwell ne scandaglia profondamente la doppia vita, i gusti macabri, la tendenza a scomparire nel nulla per giorni interi, l'attrazione morbosa per le giovinette del varietà come l'odio per le donne in generale provocato da una menomazione che gli avrebbe causato una irrefrenabile frenesia omicida. Al termine della lettura tuttavia, si rimane con l'impressione che in mancanza della prova regina (fallisce quella del DNA), l'accusato sarebbe riuscito a farla franca. Resta il gusto di leggere un libro accuratamente documentato che conduce con maestria il lettore appassionato di storie poliziesche, specie se di ambiente vittoriano, laboratorio della contemporaneità anche in campo criminale. Se un difetto si vuol proprio trovare al libro, esso è speculare alle sue virtù: a volte il gusto per il dettaglio di Cornwell diventa eccessivo e ridondante, mentre poco e nulla viene detto della vita di Sickert dopo l'epoca dei delitti. Ma sono difetti minori che non intaccano il vivace piacere che l'indagine riserva a qualunque amatore del genere.
Molto interessante per quanto riguarda le notizie fornite sulle vittime e sugli omicidi, frutto di un accuratissimo lavoro di documentazione. Tuttavia, non sono d'accordo con la tesi dell'autrice. Non ci offre prove schiaccianti sulla colpevolezza di questo pittore. Mi sono anche chiesta: potrebbe trattarsi di una diffamazione post-mortem? E soprattutto: Patricia Cornwell cerca di convincere più il lettore o più se stessa?
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