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Romanzo dalla struttura insolita, un "dossier" per stessa definizione di Camilleri, non l'insegnante Andrea che occupa il loculo n.15 del magazzeno adibito a spogliatoio per gli attori del "Mortorio", bensì l'Andrea Camilleri scrittore ed inventore di questa storia ambientata a Vigàta durante le celebrazioni della Pasqua dell'anno 1890. Durante la rappresentazione della passione di Cristo, il ragionier Antonio Patò, direttore irreprensibile della filiale della Banca di Trinacria, scompare (o sparisce che dir si voglia) dopo esser sprofondato attraverso una botola mentre, vestendo i panni di Giuda, invocava che gli venissero spalancate le porte dell'inferno! Da quel momento se ne perdono le tracce e si aprono variopinti scenari. Patò ha battuto la testa nella caduta per poi cominciare a vagare smemorato come pensano moglie e cognato, Patò è stato rapito dalla maffia, Patò è stato inghiottito da una frattura nel continuum spazio-temporale oppure è scappato con l'amante. Hanno un bel daffare il Maresciallo Paolo Giummàro e il Delegato di P.S. Ernesto Bellavia non senza importunare ora parenti dello scomparso, ora propri superiori. Sollecitati, consegnano un rapporto definitivo quanto meno verosimile, ma ahimè lontano dalla realtà che ipotizzi ma alla fine non t'aspetti più? Uno spaccato d'Italia dove costumi e malcostumi appaiono quanto mai attuali. Un giallo vissuto attraverso missive e articoli di giornale conditi da ironia e sberleffi e pertanto godibile, rapido e leggero.
Geniale, spassoso, arguto e perfetto dalla prima all'ultima riga. Romanzo epistolare dalla costruzione stupenda, tempi, scatti, colpi di scena, sospensioni, nessi capovolti e sconcerti diffusi, tutto addobbato con maestria indiscussa fino alla meraviglia di un finale dove lo smacco di un irrisolto senza via d'uscita si piega in un altro smacco, ovviamente risolutivo; ma arrivarci, questa è la gioia. Credo che non ci sarà lettore che non si dica o non possa dirsi disarmato davanti a tanta ludica e intelligente creatività. Romanzo imprescindibile.
A mio avviso uno dei migliori romanzi di Camilleri. Quindi un piccolo capolavoro tra capolavori.
Recensioni
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«Precipitatomi in Vigàta, ho potuto lungamente esaminare parte del palcoscenico e sovrattutto la scala sulla quale Antonio Patò era caduto subito dopo il passaggio attraverso la botola.»
Chi ha letto in passato La concessione del telefono, uno dei migliori libri di Camilleri, può ritrovare in quest'ultima opera la stessa tecnica narrativa e il "profumo" di antico di quell'opera, che è uno grandi pregi dello scrittore siciliano.
In breve la trama: il ragionier Patò, stimatissimo cittadino di Vigata, marito esemplare e ligio impiegato della Banca di Trinacria, sparisce misteriosamente subito dopo la recita pasquale che si svolge annualmente sulla piazza del paese, nota come Mortorio, in cui il suddetto Patò recitava la sgradevole parte di Giuda. Il traditore di Cristo, alla fine della rappresentazione, sprofondava in una botola da cui sarebbe riemerso per raccogliere gli applausi del pubblico al termine dell'intero spettacolo. Ma il ragionier Patò, sprofondato come da copione, non era però riemerso mai più.
Sparito, dissolto nel nulla, scomparsi anche i suoi abiti (sia quelli civili che quelli del travestimento), nessuna traccia, nessun segno di violenza, nessuna spiegazione logica: insomma un mistero davvero inestricabile.
Il romanzo si svolge e il mistero si dipana attraverso i "documenti ufficiali" dell'epoca: articoli di giornali locali, lettere delle autorità civili e militari, scritti di parenti e di amici dello scomparso. Attraverso vari carteggi il lettore è messo a conoscenza delle evoluzioni delle indagini, ma anche dei dissapori tra le varie personalità di spicco di Vigàta e soprattutto tra il corpo dei carabinieri e la Pubblica Sicurezza. Queste rivalità raggiungono note di vera comicità quando, nel linguaggio ufficiale e burocratico con cui le lettere vengono stilate, emergono piccole questioni private di vecchia data o antipatie personali del tutto estranee al caso in questione. Così divertentissimo è il quadro di intrallazzi amorosi (tutti sotterranei) che qua e là vengono accennati, con un linguaggio prudente e allusivo.
Anche chi è analfabeta riesce a comunicare per iscritto la propria testimonianza, è sufficiente avere qualcuno che scriva sotto dettatura e garantisca l'autenticità della croce con cui viene firmato il messaggio. Se un terzo degli italiani, negli anni Duemila, risulta pressoché analfabeta, si può capire come nel 1890, anno in cui è ambientato il romanzo, il loro numero fosse elevatissimo ed è davvero abile Camilleri nel costruire in un italiano improbabile molte di queste lettere che alla poca competenza linguistica affiancano spesso termini altisonanti e pomposi.
Lo scioglimento della vicenda (davvero teatrale) non va rivelato, perché è talmente giocoso e fantasioso che, conoscendolo anticipatamente, il lettore perderebbe parte dello stupore e del divertimento. Infatti proprio di divertimento si può parlare per l'ultima opera di questa fucina di "best seller di qualità" che è Camilleri, in quanto lo scrittore sa giocare con la lingua sia nell'utilizzo del tradizionale stile dalla forte cadenza insulare, dal lessico preso a prestito dal dialetto e dalla costruzione della frase (tipico è l'uso transitivo di verbi intransitivi) di stampo siciliano. Nel romanzo inoltre vi è l'uso di diversi codici linguistici: quello giornalistico (anche qui con varie sfumature, dal giornalismo di denuncia a quello ossequiente, dalla cronaca asettica all'articolo di fondo appassionato), quello agiografico in alcune lettere chiaramente atte ad ottenere privilegi e raccomandazioni e infine quello burocratico in tutti i documenti stilati dai pubblici ufficiali.
Alcune scene sembrano rientrare in un gioco comico più esplicito: prima fra tutte quella che vede, nella cappella del nobile palazzo in cui venivano allestiti i camerini, due attori commettere un peccato carnale sotto gli occhi indignati della vecchia e nobile padrona di casa, cosa che indurrà la vecchia principessa ad arringare dal balcone, con una predica alla Savonarola, i compaesani minacciandoli, Farete la stessa fine di Sodoma e Gomorra!, per ottenere come unica risposta i loro sberleffi ("oltraggiosi chichinni").
L'indubbia abilità dell'autore e le trovate "teatrali" che sa padroneggiare con maestria assegnano, meritatamente, un posto a sé alla produzione di Camilleri. I lettori ben sanno che le classifiche di vendita vedono per anni i suoi romanzi ai primi posti (caso unico in Italia di best seller che riescono a trasformarsi in long seller), che ogni nuova pubblicazione è un successo garantito, e che molti guardano, da quando è scoppiato il "caso Camilleri", con occhi diversi, a tutta la cultura siciliana.
A cura di Wuz.it
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