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Anno edizione: 2010
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Un grande romanzo che fotografa la vacuità della società borghese di fine Ottocento.
Conformemente ai dettami del Naturalismo,del quale fu uno dei più importanti rappresentanti,Maupassant descrive l'inarrestabile ascesa ed affermazione sociale di un personaggio cinico e spregiudicato senza esprimere giudizi,ma lasciando che siano i fatti a parlare. Sullo sfondo la società parigina dell'epoca,ipocrita e avida.
La scorrevolezza della scrittura non si discute, anche se a volte appare eccessivamente disinvolta e “tirata via”. Le cose a livello tematico tornano molto meno. La velocità con cui il protagonista diventa un esperto giornalista di intrighi parlamentari appare un po’ troppo inverosimile. In pochi mesi non si può diventare una volpe del sottobosco politico, tanto più che Georges, rozzo sottufficiale in Algeria e modesto impiegato alle ferrovie, non pare possedere nessuna qualità e nessun stimolo in tal senso. Più in là mostra un, seppur minimo, retroterra culturale del tutto inverosimile. Come la sua sensualità e la sua astuzia (e ingenuità) contadina si tramutino nell’implacabile sottigliezza richiesta ad un arrampicatore sociale, risulta alquanto misterioso. Balzac, a cui talvolta è accostato questo romanzo, è da tutt’altra parte. Andate a leggervi la seconda parte delle Illusioni perdute (l’ascesa di Lucién nel sottobosco giornalistico) e capirete la differenza tra un capolavoro ed un onesto feuilleton, che oltretutto si abbandona un po’ troppo spesso alla tentazione di scandalizzare, per la completa soddisfazione del pubblico pagante.
Recensioni
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