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Questa edizione delle poesie di Emily Dickinson, in versione inglese e in versione italiano, resta l' edizione classica da studiare per chi ha intenzione di studiare & di approfondire Emily Dickinson, una poetessa, che, a ragione, nella sua propria poesia, e' da scrivere "essere del calibro" di William Shakespeare, di un drammaturgo, nella sua propria drammaturgia, "da nn esserci bisogno di parole"!, con cui, a parte l' amore per la poesia, e, tra le righe, l' amore per la drammatizzazione, partecipa l' amore per il linguaggio dei fiori del suo proprio secolo, il 1800, che e' da identificare essere "il secolo dei fiori". E a parte che scrivere dei fiori e delle api, Emily Dickinson scrive della spiritualità' dell' amore e della morte e dell' immortalità', nelle sue proprie poesie, partecipandoci una suapropria fede personale nell' amore, su cui un amore, che e' negato a due amanti sulla Terra e che nn e' in grado di accadere sulla Terra, e' da accadere, a parte che spiritualizzato, in Cielo.
"Valuto/quando faccio il conto,/al primo posto i poeti,/poi il sole, poi l'estate,/poi il cielo di Dio,/e poi, la lista è finita./Ma, ripensandoci,/i primi tanto paiono contenere il resto,/gli altri uno spettacolo superfluo,/che ai poeti ascrivo tutto". Dovremmo far parlare Lei e i suoi versi su ogni spigolo di questa pagina, dovremmo solo prostrarci con la più alta riconoscenza sensibile al genio di questa donna che, senza aver mai viaggiato, nella sua umile vita da libera reclusa, sfiorò le ciglia del divino come pochissime. Brevi e felici come la vita che abita e ama il suo astro finchè è possibile, intense come il sorso quando appaga, solcate da spazi identici a respiri umani - tanto è grandiosamente innamorata della vita Emily - queste poesie spengono ogni conflitto, ogni insana controversia fra il vivere e il sentire, dove quest'ultimo primeggia come il vero padrone e la vera essenza del primo. Chiunque di Noi, come rivolgendosi a Lei stessa, dovrebbe essere capace di ripetere i suoi versi dedicandoglieli:"Il volto che porterò con me/ per ultimo/quando uscirò dal tempo,/quel volto, sarà il Tuo". A purificare i nostri occhi rozzi talvolta dal cielo qualcuno, travolto da suppliche estenuanti, riesce finalmente a farne una delle sue e gettare sui rami acerbi dell'essere un frutto degno, un dono, una grazia. La Dickinson è stata questo e tutto il resto, l'alba nelle zampe di un ragno e una pantera racchiusa in un guanto. "Molta pazzia è divino buon senso,/per un occhio avvertito". Sfida e abbandono insieme, pietra accarezzata e ascolto di stelle, ogni pagina di questa donna è amore alzato in altro amore, tramonto calmo nelle mani, santità di rugiada che libera le sue sillabe come in un sogno che ingravida parola. "Coì dobbiamo incontrarci lontani,/tu lì, io qui/con la porta soltanto accostata/che sono oceani, e preghiera." Un messale magnifico questa raccolta, sigillo e ascesa, lacerazione e fiducia. Di più ancora, malata guarigione che perdura, infinita.
Un bel libro! insieme a le "poesie" di neri e il libro "rosa micans" di m. ventura sono i tre libri migliori che ho letto questo anno!
Recensioni
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DICKINSON, EMILY, Una pantera nel guanto
DICKINSON, EMILY, Tutte le poesie
recensione di Amalfitano, P., L'Indice 1998, n. 6
Millesettecentosettantacinque poesie di Emily Dickinson: il canzoniere completo, in edizione bilingue, della poetessa americana è ora a disposizione del lettore italiano.
Destino strano quello della Dickinson e anche quello delle sue poesie. Un'esistenza vissuta in un perimetro estremamente circoscritto - la casa di Amherst nel Massachusetts come unico scenario, le intricate relazioni familiari come orizzonte affettivo, il mondo esterno evitato, filtrato, vagheggiato - cui corrisponde un'opera segreta, febbrile, accumulata negli anni, che solo dopo la sua morte inizia a essere pubblicata e riconosciuta ("Publication - is the Auction / Of the Mind of Man - / Poverty - be justifying / For so a foul a thing", "Pubblicare - è la vendita all'asta / della mente dell'uomo - / Un atto così vile forse solo / la povertà lo può giustificare -", n. 709). Affermazione lenta, difficile, inizialmente affidata ad amici e parenti, a partire dal 1890. Poi il successo, le molte edizioni parziali e spesso poco rigorose. Infine nel 1955 l'edizione critica a cura di T.H. Johnson; e, per quanto riguarda l'Italia, una fortuna progressiva negli ultimi trent'anni. Destino il suo che trova forse spiegazione all'interno dei testi in due tendenze opposte e complementari: di essere in anticipo e in ritardo sul suo tempo, rivolta con una faccia al futuro e una al passato, inattuale.
"Strong Draughts of Their Refreshing Minds / To drink - enables Mine / Through Desert or the Wilderness / As bore it Sealed Wine - // To go elastic - Or as One / The Camel's trait - attained - / How powerful the Stimulus / Of an Hermetic Mind", "Bere intere sorsate di quelle fresche menti / rende la mia più agile nel passo / attraverso i deserti più remoti - / come se avessi un vino di riserva // od avessi raggiunto addirittura / il ritmo del cammello - / Che potere ha lo stimolo di una ermetica mente -" (n. 711). Stile sincopato, sintassi fratta, il trattino come unico segno di punteggiatura che incide, incastona, separa, sospende, qui come in tutte le altre poesie, un discorso teso, implacabile, dove alla solitudine delle proprie percezioni corrisponde una incredibile vastità di scenari possibili. "Hermetic Mind" potrebbe essere la definizione adatta a designare lo spazio poetico in cui trovano posto le immagini e le emozioni secche, consapevoli, cui Emily Dickinson sembra, mettendole sulla carta, dar corpo e vita, e liberarsene ("To go elastic"). La poesia per lei, come per i metafisici inglesi del Seicento, è soprattutto un'esperienza dove i sensi si tramutano in pensieri e i pensieri diventano senso. E nello stesso tempo è il tentativo continuo, tutto novecentesco, di trasfigurare questa esperienza in un mondo simulato, sostitutivo, privato e interiore, e dare ad esso valore di vita vissuta.
"To fill a Gap / Insert the Thing that caused it - / Block it up / With Other - and 'twill yawn the more - / You cannot solder an Abyss / With air", "Per chiudere una falla / devi inserirvi ciò che la produsse - / Se con qualcosa d'altro vuoi richiuderla / ti si spalancherà sempre più grande - / Non puoi colmare un abisso / con l'aria" (n. 546).
Versi nudi, scarni, senza replica né grandi ambiguità, forme chiuse cui Emily Dickinson consegna "missive" troppo forti per i suoi destinatari - amori fuggevoli e lontani, amici, amiche, la cognata Sue, Mabel Loomis, T.W. Higginson che diventerà il suo tardivo "editor" -, testi carnali, sublimi, profani, religiosi, visionari, infantili, meditati, richiedenti o rassegnati, dove la potenza del discorso fa quasi spavento, inscrive, più che pronunciare, parole senza compiacimento.
L'edizione dei "Meridiani" è curata e introdotta con grande competenza e completezza da Marisa Bulgheroni. Dal saggio ricco ed evocativo che apre il volume e dalla appassionante ricostruzione della biografia della Dickinson emerge il tessuto fitto di relazioni personali ed epistolari che - insieme ai libri da lei amati - costituiscono l'unico accesso possibile alla sua poesia. Le traduzioni dell'"opera omnia" sono di Silvio Raffo (1174 poesie), Margherita Guidacci (392 poesie), Nadia Campana (27 poesie) e Massimo Bacigalupo (185 poesie), cui va anche il merito di una revisione complessiva molto accurata di tutti i testi tradotti che dà all'insieme l'unità stilistica presente nell'originale.
A queste si aggiungono, nuove o ripubblicate, alcune traduzioni, preziose per i raffronti e per le scelte operate dagli autori, di alcuni poeti italiani: Cristina Campo, Cima e Montale, Giudici, Luzi, Montale, Rosselli.
Quasi contemporanea, l'edizione Passigli, "Una pantera nel guanto" (è l'ultimo verso della poesia n. 244), raccoglie cento liriche tra quelle meno note al pubblico italiano, scelte e tradotte da Adriana Seri, dove più estreme appaiono le manifestazioni delle consuete polarità poetiche della Dickinson. Le traduzioni della Seri, a volte efficaci nel conservare la potenza e la durezza della lingua della poetessa americana, altre volte lasciano perplessi - come ad esempio in quel "for a Quick" del primo verso della n. 708 ("un attimo" nella traduzione di Bacigalupo) che diventa qui "perché Viva".
La prefazione di Masolino d'Amico presenta al lettore in poche pagine chiare e di particolare acutezza alcune delle fondamentali chiavi interpretative dell'opera: la forma conclusa, compiuta di ciascun componimento (il contrario del frammento), la discendenza della metrica della Dickinson dalla tradizione dei canti sacri (le tetrapodie giambiche degli inni), la lingua "priva di aspirazioni a raffinatezze 'europee' tutta derivata com'è dalla Bibbia e dal Webster", la concisione epigrammatica dello stile.
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