Un commento alla Bibbia

Scritto in quattro volumi negli anni Settanta del secolo scorso, quest'opera sofferta intende seguire la parola scritta dalla Genesi all'Apocalisse senza interpretazioni estrinseche, dottrinali o dogmatiche, ma come fa la Bibbia stessa, che è una continua interpretazione di se stessa, per cui i libri, i capitoli, i versetti sono la ripetizione di un'unica parola che via via viene sempre più radicalizzata, ampliata e differita fino all'atto chenotico di svuotamento dell'Onnipotenza divina, già iniziato con la Creazione, a favore della pietà e della tenerezza di Dio che si fa uomo umiliato, crocefisso e sepolto. La Bibbia è tutta nel Messia salvifico (Quinzio ne indica tutti i passaggi), ma il Messia salvifico risorto è ancora tutto nell'agnello sgozzato dell'Apocalisse, che tiene il libro chiuso con i sette sigilli, nella sofferente attesa partecipe dell'umana attesa della sua seconda venuta. Cristo è la nostra sofferenza per una disperata speranza per un'attesa che sembrava imminente e che invece dura già da venti secoli in cui a surrogarla è la Chiesa che rischia di edulcorare le contraddizioni della Croce e della Promessa per una Teologia della Gloria che, non accompagnata dalla morte di Dio, rasenta la prostituta di Babilonia. Quinzio tuttavia non si arresta alla morte di Dio, ma vede in questa morte un invito a soffrire con il Signore che continuamente soffre con noi. Perché solo nella chenosi è possibile la Nuova Gerusalemme, una possibilità che non può essere data per scontata ma fallibile, e proprio perché fallibile e disperata, sicuramente certa. "Se tarda aspettala, perché sicuramente non tarderà". Un'opera di testimonianza, che segue tutti i libri in successione attraverso il commento di brani chiave che si avvale di altri brani citati direttamente o indirettamente, che rinviano ad altri brani contrassegnati col numero tra parentesi, La Bibbia va ingoiata e ricapitolata, dolce al palato e amara nelle viscere. Quinzio è un grande, un cattolico che scuote.