Sylvia

Pensavo di imbattermi in una storia malata e disturbante, che mi inquietasse. Invece provoca solo nervoso, con personaggi insopportabili . Lei che con i suoi atteggiamenti ridicoli e psicotici avrebbe meritato di essere cacciata a calci nel sedere dopo una settimana, lui un completo smidollato sottomesso, senza spina dorsale, soggiogato a una donna capricciosa e volutamente distruttiva. Di morboso non ho trovato nulla, solo stupidità (soprattutto di lui). La cosa positiva: bella l'atmosfera degli anni 60 a new York, e molto buono lo stile.

Potremmo pensare che questa sia una storia d'amore, un amore passionale, maleducato, privo di margini, in cui due esistenze si fondono fino a confondersi e allora forse, a perdersi, a graffiarsi, a scheggiarsi. Potremmo pensarlo, io l'ho pensato e poi invece mi sono ritrovata di fronte ad altro. Mi sono ritrovata a leggere di un uomo inerte, debole, sottomesso al peso della follia di una donna incontrata per caso. Mi sono ritrovata a leggere di Sylvia, attraverso descrizioni prive di alcuna nota positiva, prive di amore, prive di ammirazione, prive di affetto o di bellezza. Michaels descrive la sua amante e poi sua sposa, come un mostro furibondo con cui vive senza accorgersi del fiato e della vita che lei gli stava rubando, giorno dopo giorno. Respirava la sua aria e gliela portava lontano, non gliela restituiva. Lo guardava con occhi gelidi che spezzano le mura di una casa infestata da insetti. E allora mentre leggevo gridavo anche io con loro, ma per dirgli che quello non era amore, ma solo morte. Perché quando si arriva a schiacciarsi la pelle, a graffiarsi gli interni, si sfiora la morte. Quando non vedi vita, ma nuvole grigie tutt'intorno pure se respiri, è la morte. Bisogna correre, fuggire il più presto possibile e recuperare se stessi. Sylvia è un libro che non ho sopportato e non perché fosse un brutto libro, ma perché il rapporto umano descritto tra queste pagine mi intrappolava in una stanza buia e mentre io cercavo di ribellarmi e di scappare rivendicando il vero amore, Michaels subiva in silenzio le follie isteriche di una donna malata. Se solo Michaels mi avesse descritto la loro intimità, se solo mi avesse fatto capire perché Sylvia era così folle, perché lui diceva di fare l'amore con lei se quello che facevano era solo una battaglia con i denti e le unghie. Se solo mi avesse detto questo, forse lo avrei sopportato. E invece no, ha deciso si rimanere in silenzio ancora una volta e io gli ho voluto tanto male.

Una tormentata storia “d’amore” o “dipendenza reciproca”? Opterei per la seconda opzione. Un incontro che in un battito di ciglia precipita in una convivenza tutt’altro che serena. Due esistenze che tentano desiderose di comunicare l’un l’altra, ma senza successo. Manca la capacità di comprendersi, la voglia di aprirsi, manca l’accettazione di un compromesso. Sylvia è la protagonista ispirata alla prima moglie dell’autore e la realtà del loro rapporto scuote e spaventa. Fa tremare. Ci fa chiedere che senso abbia un legame così? Quali vantaggi? Quale scopo? Perché Sylvia è la storia di un’ossessione, di una malattia. L’ho trovato un po’ perturbante, non mi ha convinto la scrittura, non sono riuscita a comprendere i personaggi: un libro che per me è stato estraneo, troppo lontano dalla mia realtà. Personalmente non mi ha convinto. Perfetto se siete alla ricerca di una storia che racconti un rapporto complesso e non comprensibile. Perfetto se volete calarvi nella realtà di due persone cieche al desiderio e ai bisogni reciproci, ma perseveranti nel loro desiderio di restare insieme. Fino a che si resiste.