Saggio su Pan

Questo libro parla del fare anima. Esso è un tentativo di elaborare una psicologia dell’anima, un saggio di re-visione della psicologia dal punto di vista dell’anima. È perciò un libro all’antica e radicalmente nuovo, perché riprende bensì le nozioni classiche dell’anima, ma avanza idee che la psicologia attuale non ha neppure cominciato a prendere in considerazione. Poiché non è possibile comprendere l’anima per mezzo della sola psicologia, la nostra visione abbandona addirittura il campo della psicologia com’è comunemente inteso, e spazia con libertà attra- verso la storia, la filosofia e la religione. Pur mirando questo libro a un nuovo modo di pensare e di sentire psicologici, le sue radici affondano sempre nella zona centrale della nostra cultura psicologica; suo nutrimento sono le intuizioni accumulatesi nella tradizione occidentale a cominciare dai greci, attraverso il Rinascimento e i romantici, fino a Freud e Jung. Un libro che vi consiglio molto.

Forse è davvero lui che viene a dimorare nei nostri incubi col suo volto caprino e le mille insanie di erotismi prorompenti, di orrori svelati, di desideri esplosi e finalmente assolti in quella folle dimensione. Stando al mito, non si sa chi sia sua madre, forse una ninfa dei boschi che lo abbandonò alla nascita, ma tutto è potenzialmente oscuro nella sua figura. Attraverso gli studi di Roscher sul mito come immagine che abita la persona, sul mito come costitutivo e intrinseco alla persona, all'essere umano, si snoda questa bellissima lettura. Che va dalla metafora dell'istinto alle elaborazione Freudiane dell'onirico ormai diventate letteratura, se vero che più che interpretare i sogni si è passati alla ricerca del sogno. L'emotività che sprigionano i Greci con le loro scatenate suggestioni impressiona e lega ancora la psiche più del roccioso ebraismo "egoico" col suo persistente senso del'attesa sia con la meravigliosa epica cristiana di salvazione e redenzione. La Grecia è un'arena sempre aperta, sognante e - come giustamente sottolinea Hillman - il regno "dell'immaginale". Pan attraversato come espressione del disagio e della natura che si risveglia, l'irrazionale che non si può contenere: "Dove trovare gli dei meglio che nelle cose, nelle persone, nei luoghi, negli animali? Pan vive nel rimosso che ritorna, nelle psicopatologie dell'istinto che si fanno avanti, anzitutto nell'incubo, nel demoniaco e nel panico". Dunque un'analisi che consegna al mito ancora tanta vita da indagare e da rincorrere, qualcosa che valica il terreno dell'umano (verrebbe da dire il terreno del "terreno") per consegnarsi a dimensioni altre, transpersonali, inattingibili, solchi di un qualcosa che dirige e domina forse assai più di quanto ognuno non senta e non sappia.