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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2011
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W. G. Sebald, purtroppo, è morto anzitempo. Alcuni suoi scritti adesso vengono pubblicati postumi, come Campo Santo, ancora non edito in Italia, di cui Adelphi offre un'anticipazione nella collana "Biblioteca minima", con il libretto Le Alpi nel mare"(2011): una serie di annotazioni d'un viaggio compiuto da Sebald nella montuosa Corsica, naturalmente a piedi, sembrebbe di poter supporre, tra i centri piu' grossi (come Ajaccio, capoluogo) e cittadine e villagi sperduti tra i monti impervi. Vissuto in Inghilterra dal 1970, dove era docente di Letteratura Tedesca Contemporanea, Sebald è stato sempre un grande "vagabondo" dell'anima. I suoi libri sono parte d'un testo unico che si va snodando senza soste. Sebald cammina, si muove in giro, raccoglie frammenti della realtà che lo circonda, la documenta con delle foto in BN, sempre sbiadite e d'altri tempi, raccoglie documenti suppletivi (quasi ci fosse in lui l'ansia di potere archiviare con dovizie di prove i suoi passaggi) e mentre così procede esplora se stesso, i suoi ricordi, le sue conoscenze e la sua cultura con delle escursioni negli ambiti piu' imprevisti che, a volte, lasciano il lettore terribilmente straniato. La sua cifra fondamentale è un impasto di solitudine, di malinconia e di consuetudine con la morte e con il declino, senza alcuna pretesa di convertire il lettore alla sua visione del mondo, ma soltanto il desiderio di comunicagliela. Intimiste e dolenti, le sue prose diaristiche catturano il lettore, poichè lo riconducono sempre all'universalità della condizione umana. "Le Alpi nel mare" contiene quattro brevi scritti che, a mio avviso, come potrà concordare chi conosce abbastanza a fondo le sue opere, rappresentano quattro preziosi vertici della sua poetica e della sua visione del mondo. Magistrale il capitoletto "Campo santo" in cui partendo dalla dolente visita dell'antico cimitero di un villagio corso Sebald ci parla delle consuetudini funerarie vigenti nel luogo e delle superstizioni relative.
letto d'un fiato sul treno che da napoli mi portava a piedimonte matese e scoperto grazie ad una recensione sul FATTO QUOTIDIANO, ho potuto constatare che l'autore va a fondo nelle cose in modo onnivoro, culturalmente bulimico; come diceva un filosofo "Dio è nel dettaglio", così W.G. Sebald, in questo libro di ricordi di un viaggio in Corsica, armato di penna e taccuino, si immerge in visite a posti suggestivi e ad Ajaccio, precisamente nel museo Fesch, scorge un quadro di Pietro Paolini "che visse e lavorò a Lucca nel Seicento (Sebald si mostra attento lettore delle targhette al di sotto dei quadri). (Il quadro) ritrae una donna sui trent'anni davanti a uno sfondo d'un nero intenso, che solo verso sinistra trapassa in un marrone cupo........Con il braccio destro cinge la figlioletta.....la bambina indossa un abito marrone" ed ha in mano un soldatino in ricordo del padre andato in guerra, oggetto mostrato, per Sebald, a scopo apotropaico. Lo scrittore riprende "mi sono fermato a lungo davanti a quel duplice ritratto e vi ho visto come riassunta-così mi parve di capire allora- l'intera e insondabile sventura della vita". Ecco dimostrato come "Dio è nel dettaglio". Recensendo il libro mi sovviene che l'espediente di annotare le opere d'arte su di un taccuino era tipico di Jean Paul Sartre nelle sue gite a Venezia al cospetto del Tintoretto, mentre Sir Anthony Blunt scriveva le proprie impressioni sui monumenti visitati sul retro delle foto polaroid. Mi si permetta di citare anche Roberto Longhi che di getto scrisse le impressioni su una visita al Louvre in cui vide ed attribuì un'Annunciazione a Carlo Braccesco. Ma cito, last but not least, Bruce Chatwyn e le immancabili moleskine. Sebald, quindi, riassume in sè e sublima la figura del viaggiatore attento e colto, di stampo anglosassone, studioso di antropologia culturale.
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