Una testa in gioco

La testa è relativa a quella di un condannato alla ghigliottina, ma metaforicamente è anche quella del commissario Maigret che, non convinto delle indagini che hanno portato il detenuto alla condanna capitale, organizza una spericolata evasione del prigioniero allo scopo di cercare ulteriori riscontri al giudizio della magistratura, con il concreto rischio di rimetterci il posto per una condotta così imprudente. Nelle ultime pagine sembra che Maigret, anziché rivlgersi al giudice Coméliau, sveli il colpevole e spieghi le dinamiche degli omicidi al lettore.

In questo romanzo Maigret mette la sua di testa in gioco. Per salvare dalla ghigliottina un uomo che lui stesso ha fatto arrestare e che tutte le prove lo fanno considerare il colpevole perfetto, Maigret si gioca la carriera facendolo evadere per trovare il vero colpevole. Una serie di incontri anche inaspettati faranno conoscere a Maigret la verità e ad arrestare il vero colpevole. Bellissimo romanzo che vive lungo le sponde della Senna e che ci fa conoscere mondi che vivono paralleli senza mai incontrarsi, anzi che quando si incontrano sono deflagranti.

Tutti lo credono impazzito, il commissario Maigret. È disposto a mandare all'aria la sua brillante carriera per far evadere un condannato a morte dal carcere della Santè e dimostrare la sua innocenza. Il colpevole sembra lampante nelle indagini sul delitto della signora Henderson e della sua dama di compagnia, eppure Maigret non è convinto ed è pronto a rischiare tutto per salvare la vita di Joseph Heurtin. Non sa, però, che la sua scommessa si trasformerà in una guerra di nervi, una partita a poker contro un assassino megalomane, tanto intelligente quanto crudele. Un caso a mio avviso pieno di fascino, che purtroppo spreca il suo potenziale con sviluppi eccentrici per arenarsi, infine, in un epilogo molto deludente.