Il pazzo di Bergerac

Maigret viene ferito ad una spalla e trascorre la convalescenza in una camera d'albergo. Quindi c'è questa indagine condotta senza poter muoversi fisicamente ed avvalendosi dell'aiuto della signora Maigret e di un ispettore di polizia in pensione. Tuto ciò rende il romanzo particolare, con i vari personaggi che si muovono attorno al commissario che grazie al suo acume investigativo riuscirà a risolvere anche questo caso, praticamente senza muoversi.

Come accade spesso nei primi 20 romanzi della serie, anche in questa occasione Maigret si trova a svolgere le sue indagini lontano da Parigi. Mentre si sta recando a visitare il suo ex collega ora in pensione Leduc, il commissario si ritrova rocambolescamente a Bergerac, nella Dordogna, non lontano da Bordeaux. All’inizio Maigret vive in uno stato a metà tra sogno e realtà, con volti e immagini che si confondono nella sua mente, prima nella cuccetta del treno e poi nel letto di ospedale, dove è stato ricoverato a seguito di una ferita. Proprio questa circostanza rende l’inchiesta del tutto particolare. Trascorre infatti la convalescenza nel letto di una stanza dell’Hotel d’Angleterre, e così le indagini vengono condotte principalmente attraverso le ispezioni e le osservazioni della moglie del commissario, mai così protagonista nei romanzi di Maigret. Come sempre, Simenon riesce a sviluppare in poche pagine (circa 150) tanti temi, l’ipocrisia piccolo borghese, l’ambizione senza scrupoli, l’amore passionale e tragico, i sordidi segreti personali, e così via. Come spesso accade, al lettore vengono forniti solo alcuni elementi per risolvere il caso, che viene poi dettagliatamente ricostruito nelle ultime pagine.

Il Grande Simenon come sempre riesce a costruire atmosfere di grande fascino con poche parole ben calibrato. Acuto indagatore dell'umano il commissario Maigret è, a mio parere, l'uomo che Simenon avrebbe voluto essere.