Il ladro di Maigret

Dai dialoghi e dai comportamenti di Maigret emerge la calda umanità del commissario, alle prese con un giovinastro che cerca di allontanare da sé il sospetto di essere colpevole di omicidio. Gli indiziati fanno parte di una eterogenea compagnia nella quale non mancano invidie, strani silenzi, interessi palesi o inconfessabili, personaggi che il commissario osserva per scoprire chi possa essere l’assassino. E la scintilla scoccherà con un’intuizione improvvisa.

Pubblicata a metà degli anni Sessanta, questa inchiesta di Maigret segnala già la stanchezza di Simenon verso il suo commissario. La Parigi di questi anni è anonima, i personaggi altrettanto e i dialoghi senza spessore riempiono le pagine. Chi desidera conoscere il meglio di Simenon e di Maigret tralasci questi ultimi romanzi.

La bellezza di vivere è racchiusa anche nelle situazioni assurde e paradossali a cui la vita stessa ci sottopone. E di certo il commissario Maigret ha avuto modo di sperimentarlo nel corso di questa indagine, che si apre con il comico furto del suo portafoglio. Nel tentativo di riaverlo e recuperare la sua preziosissima medaglia identificativa della polizia, Maigret incrocerà la strada di uno squattrinato ed orgoglioso scrittore cinematografico che si è messo nei guai e del suo variopinto circolo di amici del Vieux Pressoir. Un indagine moscia e scontata, valorizzata solo dallo straordinario talento dell' autore nel cesellare i chiaroscuro dell'anima umana.