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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
questo romanzo mi ha commosso molto forse perché l'ho letto dopo poche settimane dalla morte di mio nonno e la ricerca del motivo per cui viviamo è diventata inevitabile; alcune parti però si sono rivelate ''pesanti'' e contorte.
Avevo acquistato il seguito di "Va dove ti porta il cuore" alcuni anni fa, sull'onda della tenerezza che avevo porvato per il primo libro. Forse avrei dovuto leggerlo subito, "a rimorchio", probabilmente l'avrei apprezzato maggiormente. E invece, a distanza di anni, "Ascolta la mia voce" mi è sembrata una banale operazione commerciale, quasi che la scrittrice, che stimo molto, sia stata costretta a scrivere un sequel contro la sua volontà. I personaggi del romanzo sono tutti "ingessati" e parlano come un libro stampato, senza la minima traccia di spontaneità. La Tamaro sfiora numerosi temi, dal significato della vita, all'olocausto, alla clonazione, al consumismo, senza approfondirne nessuno. Non ho mai visto tanti punti interrogativi in un romanzo: purtroppo a così tante domande non corrisponde nessuna risposta. Leggerò sicuramente ancora qualcosa di questa scrittrice, sperando che nel frattempo la sua nevrosi esistenziale abbia raggiunto un certo equilibrio (ma forse a molti piace per questa sua insicurezza).
Appena ho iniziato a leggere questo libro mi e' sembrato bello, con una trama interessante ma poi è diventato veramente noioso... tante domande senza risposte.... un pò pesante per i miei gusti. Non lo consiglio.
Recensioni
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Il nuovo romanzo di Susanna Tamaro, dodici anni dopo Va' dove ti porta il cuore, parte con la descrizione del tronco segato di un noce. È l'immagine dello sradicamento. È l'albero dei ricordi dell'infanzia di Marta, la nipote di Olga, ormai cresciuta rispetto al primo romanzo e tornata da un lungo viaggio oltre oceano per recuperare le proprie radici familiari. La ventiduenne è alla ricerca della storia dei suoi genitori, assente e rimossa perfino dalle foto di casa. Una storia dolorosa, che suscita rabbia e rancore nel cuore e nella mente della protagonista.
Dopo il preludio sulla vita con la nonna Olga, che si ammala e muore, Marta rimane sola e così decide di andare a frugare nella polverosa soffitta di quella villa "edificata sulla dura roccia del Carso" dove tra bauli, carte e pagine di diario ingiallite ritrova la sua genealogia. E scopre che la madre Ilaria, morta quando lei aveva quattro anni in un incidente, era una studentessa di filosofia nel Sessantotto, affascinata da un professore di vent'anni più vecchio di lei che è suo padre, ancora vivo. Per cercare quel padre mai conosciuto e un lontano zio ebreo sfuggito alle leggi razziali, e dare così risposte alle proprie inquietudini, la ragazza si mette in viaggio. Sarà un percorso lungo e affascinante lungo le strade della memoria alla scoperta dell'identità personale, che si tramuterà anche in ricerca spirituale attraverso la Terra Santa.
Un romanzo che vede la protagonista passare attraverso diversi stati di coscienza: dalla rabbia e dall'incomprensione verso la riconciliazione con se stessa e la riunificazione dei vari tasselli del proprio mosaico generazionale. Una prosa intrisa di sentimenti forti e di dolorose riflessioni allo specchio, senza paura di quegli sguardi impietosi al male di vivere che Susanna Tamaro anche in questo romanzo è in grado di lanciare.
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