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Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (2003). La democrazia radicale nell'Ottocento europeo. Forme della politica, modelli culturali, riforme sociali - copertina
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Descrizione


Attraverso i contributi dei più accreditati studiosi e grazie alla selezione di fonti coeve, la storia di un'originale tradizione politica come quella radicale evidenzia percorsi di ricerca inediti nella riflessione sui processi di politicizzazione della vita pubblica e sull'avvento della democrazia nell'età contemporanea. Con l'indagine sulle peculiari "traduzioni" nazionali dei principali modelli di democrazia (anglosassone e francese), in Italia e nell'Europa centro-orientale e meridionale, la storia del radicalismo democratico e repubblicano è ripensata attraverso un approccio comparativo e una spiccata attenzione verso la dimensione sociale e culturale della politica.
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Dettagli

2005
30 gennaio 2006
XLVII-375 p., Rilegato
9788807990601

Voce della critica

Il volume si apre con una densa introduzione del curatore intitolata Alle origini della democrazia europea che affronta il tema da diverse angolazioni: la definizione del concetto di "democrazia radicale" ("non solo una visione intransigente e critica degli ideali di libertà ma anche una pratica di azione politica che si avvale delle istituzioni" e che punta a coinvolgere attivamente le masse nella vita pubblica) il rapporto per un verso con la tradizione rivoluzionaria repubblicana e per l'altro con i concreti e differenti processi di nation building le forme di organizzazione e di rappresentazione dell'azione politica i modelli culturali di riferimento il ruolo carismatico dei leader (da Léon Gambetta a Felice Cavallotti). In realtà pi· che di un'introduzione si tratta di un vero e proprio saggio di storia politica e delle idee finalizzato a indicare alcuni percorsi di ricerca passibili secondo l'autore di ulteriori e proficui sviluppi.
Segue una sezione di Studi nella quale sono raccolti dieci saggi che spaziano dalla ricostruzione dei miti fondativi della democrazia legati essenzialmente alle grandi esperienze rivoluzionarie di Francia e Stati Uniti (Olivier Ihl) all'analisi del ruolo della massoneria (Fulvio Conti) allo studio di alcuni casi nazionali come la Polonia e l'Ungheria (Francesco Guida) la Gran Bretagna (Eugenio Biagini) l'Italia (Fulvio Cammarano ed Emma Mana) e la Spagna (José -lvarez Junco e Luis Martin) a quello di fenomeni specifici come il filoellenismo italiano e francese (Gilles Pécout) e il rapporto fra i democratici italiani e quelli statunitensi (Roland Sarti). Tutti contributi di alto livello ognuno dei quali meriterebbe un'approfondita discussione critica per la quantità di spunti e di suggestioni (pi· o meno condivisibili) che sollevano.
Chiude infine un'ampia raccolta di Documenti (quasi cento pagine) articolata in sei sezioni tematiche presentate dal curatore e corredate di note critiche. I temi affrontati sono la "nazione della democrazia" nel crogiuolo dell'emigrazione politica europea la circolazione delle idee attraverso la stampa l'editoria e i meeting l'associazionismo solidaristico nel mondo del lavoro l'universalismo pacifista (che non contrastava tuttavia con la solidarietà attiva verso i movimenti di indipendenza nazionale spinta sino alla formazione di corpi di volontari) il particolare stile politico adottato nelle campagne elettorali e nell'esercizio di tutte le forme di cittadinanza e infine la specifica "religione politica" dei gruppi democratico-repubblicani. Non si tratta quindi di una mera appendice al volume ma di una ricchissima selezione di programmi e manifesti politici di lettere circolari e di corrispondenze personali ma anche di poesie e canzoni. Tutto ci= offre un vivace e suggestivo "spaccato" dell'azione democratica (i documenti sono tutti tratti dai fondi archivistici conservati presso la Fondazione Feltrinelli).
Nel complesso si tratta dunque di un'opera preziosa che senza dubbio segna una tappa importante negli studi sulle forme politiche dell'età contemporanea. Anche se per la verità risulta un'opera alquanto diseguale di cui non è facile individuare l'effettivo baricentro giacché molti dei saggi che vi sono compresi non trattano in realtà della "democrazia radicale" cos8 come essa viene definita nell'introduzione ma analizzano pi· in generale aspetti diversi della transizione dei gruppi che si ispiravano ai modelli repubblicani americano e francese dalla fase rivoluzionaria a quella del progressivo inserimento nei differenti sistemi politico-istituzionali. Problema forse inevitabile peraltro dal momento che quello di "democrazia" (com'è noto) sul piano storico risulta uno dei concetti pi· ambigui e sfuggenti. In questo senso la tesi di fondo di Ridolfi (la possibilità cioè di individuare sul piano europeo una specifica "famiglia politica" del radicalismo in cui comprendere esperienze tra loro diverse come la democrazia repubblicana del sud del continente e il liberalismo popolare britannico indicato un po' sbrigativamente come l'erede del movimento cartista e con la vistosa assenza di qualsiasi analisi della pur significativa realtà tedesca) non appare del tutto convincente.

Quella di "democrazia radicale" infatti è s8 una categoria pregnante e produttiva sul piano storico. In realtà al di là del caso francese e italiano (e forse di quella spagnolo) difficilmente si presta a essere generalizzata al di fuori dei confini delle "nazioni latine". Né d'altra parte sembra essere stato adeguatamente approfondito il problema del rapporto fra democrazia e socialismo che in molte situazioni (valga per tutti l'esempio italiano) fin8 per essere all'origine di un sostanziale declino del radicalismo; ve ne sono accenni importanti e significativi ad esempio nel saggio di Mana sulla democrazia italiana e in quello di Biagini sulla Gran Bretagna ma certo il tema avrebbe meritato maggiore spazio e un'attenzione pi· specifica.

Il volume si presta quindi a molteplici osservazioni e riflessioni. Forse nuoce al suo impianto complessivo la scelta di non muovere dalla discussione di alcuni "nodi" storici di fondo (in primo luogo la secca sconfitta a livello continentale delle rivoluzioni quarantottesche e poi il fenomeno del "bonapartismo" francese per arrivare alla tragica esperienza della Comune con tutto il suo strascico di rotture nel campo democratico) privilegiando invece l'analisi dei modelli politico-culturali. Ne risulta un lavoro per un verso senza dubbio ricchissimo e stimolante ma per l'altro carente per quel che riguarda la ricostruzione di quadro interpretativo unitario. + una questione beninteso di gusti di orientamenti e di passioni personali. E solo le opere di valore hanno la ventura di essere criticate e discusse.

Marco Scavino

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