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La strage di Bologna. Bellini, i Nar, i mandanti e un perdono tradito
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La strage di Bologna. Bellini, i Nar, i mandanti e un perdono tradito - Paolo Morando - ebook
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Descrizione


Il 2 agosto 1980 Anna Di Vittorio perse il fratello Mauro. In quei giorni conobbe Gian Carlo Calidori, poi divenuto suo marito, che nella strage aveva perso invece un amico. Una quindicina d’anni fa, dopo un lungo percorso di corrispondenza e conoscenza con Mambro e Fioravanti, Anna e il marito scrissero la lettera di “perdono” che consentì alla Mambro di ottenere la libertà. Poi però il fronte innocentista iniziò a sostenere che a trasportare la bomba, rimanendone vittima, era stato Mauro Di Vittorio, vicino a Lotta Continua. All’ipotesi aderirono senza imbarazzi proprio Mambro e Fioravanti. La vicenda rientrò, anche per via giudiziaria, ma permette di fare il punto definitivo sulla storia processuale e sulle novità emerse dalle sentenze su Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, entrambi condannati all’ergastolo. Lo sfondo di quest’ultimo processo riguardava, infatti, per la prima volta, mandanti e organizzatori della strage. E passi per Gelli e Ortolani, ma sono rispuntati nomi che sembravano appartenere a una stagione precedente, come l’ex capo dell’Ufficio affari riservati Federico Umberto D’Amato e il giornalista Mario Tedeschi, già senatore missino e direttore del “Borghese”. Oggi la lettura della strage di Bologna è cambiata: non più l’opera di un gruppo di ragazzetti esaltati (i Nar), bensì un’operazione lungamente studiata, quanto in alto ancora non si sa, ma sicuramente organizzata e finanziata dalla P2, insieme a pezzi dello Stato e saldando le sigle della galassia dell’eversione nera. Tutto questo in una logica di continuità con gli anni settanta: quell’aspra stagione della strategia della tensione, insomma, che nell’agosto del 1980 l’Italia sembrava aver definitivamente archiviato, ma che – per chi ne reggeva i fili – non era invece affatto conclusa. Il 2 agosto 1980 Anna Di Vittorio perse il fratello Mauro. In quei giorni conobbe Gian Carlo Calidori, poi divenuto suo marito, che nella strage aveva perso invece un amico. Una quindicina d’anni fa, dopo un lungo percorso di corrispondenza e conoscenza con Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, Anna e il marito scrissero la lettera di “perdono” che consentì a Mambro di ottenere la libertà. Poi però il fronte innocentista iniziò a sostenere che a trasportare la bomba, rimanendone vittima, era stato lo stesso Mauro Di Vittorio, vicino a Lotta Continua. All’ipotesi aderirono senza imbarazzi proprio Mambro e Fioravanti. La vicenda rientrò, anche per via giudiziaria, ma oggi permette di fare il punto sulla storia processuale e sulle novità emerse dalle sentenze su Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, entrambi condannati in primo grado all’ergastolo. Lo sfondo di quest’ultimo processo riguardava, infatti, per la prima volta, mandanti e organizzatori della strage. E passi per Gelli e Ortolani, ma sono rispuntati nomi che sembravano appartenere a una stagione precedente, come l’ex capo dell’Ufficio Affari riservati Federico Umberto D’Amato e il giornalista Mario Tedeschi, già senatore missino e direttore del “Borghese”. Oggi la lettura della strage di Bologna è cambiata: non più l’opera di un gruppo di ragazzetti esaltati, i Nar, bensì un’operazione lungamente studiata, quanto in alto ancora non si sa, ma sicuramente organizzata e finanziata dalla P2, insieme a pezzi dello Stato e saldando le sigle della galassia dell’eversione nera. Tutto questo in una logica di continuità con gli anni Settanta: quell’aspra stagione della strategia della tensione che nell’agosto del 1980 l’Italia sembrava aver definitivamente archiviato, ma che – per chi ne reggeva i fili – non era invece affatto conclusa. Oggi, per la prima volta, la strage più grave della storia italiana ha mandanti e organizzatori. Ma nella vicenda di Anna Di Vittorio rivivono tutti i veleni di una stagione che anc
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
336 p.
Reflowable
9788858855737

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gianni
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Libro rigoroso sul piano dell'argomentazione riguardo le circostanze e gli attori, impeccabile nello stile e nella chiarezza. Il punto. tuttavia, è che al movente (su questo le pp. 153-156, e 232 in particolare) della strage (destabilizzare l'Italia per rafforzare il ruolo di poteri occulti che finanziano l'estrema destra esecutrice materiale? Si trattò di questo, dunque?) non viene dato uno spazio di analisi più ampio e maggiormente argomentato. Quel movente, per quanto plausibile, rimane vago, ancora da chiarire. E un'analisi più profonda di quel movente scanserebbe definitivamente i tentativi di riesumare piste mediorientali o altri sviamenti utili a neofascisti di varia natura.

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cecilia
Recensioni: 5/5
La strage di Bologna di Paolo Morando

Con una lettura attenta e paziente, nella prima parte si riepiloga la lunga vicenda processuale della strage di Bologna, ma è la seconda parte che sorprende e crea uno sdegno infinito: la riconciliazione e il "perdono", elementi cardini della cosiddetta giustizia riparativa, strumentalizzati e traditi dalla coppia Fioravanti-Mambro. Domanda per me ancora senza risposta: può il "perdono" costituire uno sconto di pena? E perchè i familiari delle vittime sono così certi di offrire il "perdono" nel nome dei lori cari ammazzati in una strage?

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Farside66
Recensioni: 4/5

Spiace non poter dare 5 stelle a Paolo Morando, autore sempre molto preciso nelle ricerche e chiaro nell'esposizione, ma questo suo "La strage di Bologna" non convince del tutto, pur restando un libro consigliabilissimo. Le due parti in cui è diviso, innanzi tutto, sono molto disomogenee: la prima tratta delle novità emerse dagli ultimi processi, che vanno a rafforzare il quadro criminale già delineato nelle precedenti sentenze; la seconda di una corrispondenza tra due familiari delle vittime e la coppia Mambro-Fioravanti, strumentalizzata da questi ultimi. Oltre a ciò, sarebbe stato opportuno, a mio avviso, premettere una sorta di riassunto della vicenda, prima di illustrare le novità, altrimenti il rischio è che chi non abbia già un'infarinatura sui fatti rimanga disorientato. Come detto, però, queste lievi mende non inficiano il giudizio complessivamente positivo sul libro.

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Conosci l'autore

Paolo Morando

Paolo Morando, giornalista, vive e lavora a Trento dove è vicecaporedattore del “Trentino”. Ha contribuito al volume collettaneo Uscire dalla Seconda Repubblica. Una scuola democratica per superare il trentennio di crisi della politica (a cura di Mario Castagna, Carocci 2010). Per Laterza è autore di Dancing Days. 1978-1979. I due anni che hanno cambiato l’Italia (2009), ’80. L’inizio della barbarie (2016), Prima di Piazza Fontana. La prova generale (2019)

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