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Berlino, 9 novembre 1989: cade il muro che per 28 anni ha tagliato in due la città. L’apertura della frontiera tra le due Germanie – uno dei confini più sorvegliati al mondo – segna la fine di un’epoca. Per la Germania comunista, invece, segna l’inizio della fine: esautorato il regime, prende il via una serie di cambiamenti che porteranno alla riunificazione con la Germania occidentale il 3 ottobre 1990 e alla scomparsa dello stato dalle carte geografiche. Un intero mondo di valori culturali e materiali cancellato a tappe forzate: la vita, il pensiero e lo stesso modo di esprimersi dei tedeschi dell’Est ne risulteranno stravolti. Come lo vissero i diretti interessati? Zonenkinder – I figli della Germania scomparsa ci dà una risposta. È la testimonianza di una generazione che nel 1989 ha sperimentato al tempo stesso la fine di uno stato e della propria adolescenza. Osservatrice e assieme protagonista dei fatti narrati, l’autrice rende conto in queste pagine di uno shock culturale vissuto da milioni di persone.
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Libro molto interessante, a metà fra il saggio e l'autobiografia. Dà un punto di vista insolito sulla Wende e apre nuove prospettive sulle generazioni recenti. Ciò che mi è rimasto più impresso è il senso di precarietà: quello di una generazione privata del suo passato e che si avvia, con timido ottimismo, verso un futuro altrettanto incerto. Molto pop e di facile lettura.
Il romanzo di Jana Hensel (l'autrice aveva solo 13 anni quando è caduto il Muro) è un'autobiografia della Germania dell'Est. Il libro contiene il testo originale tedesco a fronte, la traduzione è ottima. Completano l'opera, rendendola fruibile ai lettori italiani, un'agile e ben scritta introduzione della curatrice Karin Birge Gilardoni-Büch, un'appendice storica con tutte le informazioni per i più curiosi e infine una breve analisi delle caratteristiche peculiari del linguaggio della Germania dell'Est. Non si potrebbe chiedere di più. Ci sono tutte le premesse perché il testo divenga un best seller.
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