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Gli zingari sono portatori dell'ultima cultura nomade del nord del mondo; giunti in Europa in ondate successive,la loro lingua,imparentata al sanscrito,si è modificata in decine di varianti e dialetti, arricchita da prestiti e calchi della tante lingua incontrate. Oggi il tasso di analfabetismo tra Rom e Sinti sta scendendo in misura sempre crescente.Fa inoltre progressi di standardizzazione della lingua romanì, volta a raccogliere e unificare la loro produzione scritta; testi teatrali e di narrativa, poesie, scritture sulla base di testimonianze orali.Rom e Sinti- questi i nomi con cui gli zingari chiamano se stessi- come ci racconta Antonio Moresco, costituiscono dunque una minoranza particolare; diffusi in ogni paese, non aspirano a una terra propria ma al rispetto del proprio modo di vivere nomade.Invece, specialmente nei momenti di crisi,i non-zingari-i gage'-hanno loro opposto proprio la violenza delle espulsioni.Piccoli gruppi saldamente ancorati a comuni valori familiari e transfamiliari,hanno elaborato una loro cultura orgogliosa e resistente, che gli ha consentito di mantenere- al di la' delle differenze negli stili di vita, nelle pratiche religiose,nelle attivita'-l'identita',in confronto costante con il potere e le sue "recenti" invenzioni: lavoro salariato, nazionalita',residenza, obbligo scolastico e di leva. Rom e Sinti hanno conosciuto la tolleranza condizionata dai tentativi di assimilazione culturale, religiosa, politica e spesso sono stati costretti a fuggire, quando da quei tentativi gli "altri" sono passati alla deportazione, ai pogrom, ai campi di sterminio nazifascisti, all'olocausto. Anche per questo i Rom e Sinti, con la riservatezza,la bugia, la gelosia delle proprie tradizioni,l'abilita' linguistica e retorica,apparentemente si sottraggono a un rapporto con l'esterno.Le loro attivita' gli hanno consentito di alternare al viaggio nelle stagioni favorevoli necessari momenti di sosta nei difficili mesi invernali.Un buon libro per conoscere.
Un libro attuale questo del Moresco che riporta delle considerazioni sui forti pregiudizi nei confronti gli zingari paragonabili a quelle del Pitrè.
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