All’anagrafe Roy Haynes potrà anche avere 83 anni, ma nel corpo e nello spirito ne dimostra molti di meno. Qualsiasi amante del jazz ve lo potrà confermare: lo stile di Haynes è dinamico e stimolante oggi più che mai. Non a caso, appena due anni fa, la Jazz Journalists Association ha deciso di premiarlo con il suo prestigioso Lifetime Achievement Award. Un premio che si aggiunge ad altri innumerevoli riconoscimenti, tra cui l’inclusione nella Downbeat Hall of Fame nel 2004 e le nomination al Grammy per gli album "Fountain of Youth" (2004) e "Birds of a Feather" (2001). Ora Roy Haynes e il suo Fountain of Youth quartet si ripresentano davanti al loro pubblico con un nuovo album intitolato "Whereas". Con il supporto di Jaleel Shaw al sax, Robert Rodriguez al pianoforte e John Sullivan al contrabbasso, Haynes ha registrato questo album presso l’Artist’s Quarter a St. Paul, Minnesota, nel corso di tre notti nel Gennaio del 2006. Chris Coleman, il sindaco di St. Paul, ha ufficialmente dichiarato il fine settimana che va dal 20 al 22 Gennaio il "Roy Haynes Weekend". Un ulteriore prova dell’affetto e dell’ammirazione di cui Haynes continua a godere tra tutti gli appassionati di musica e non solo. La registrazione documenta l’incredibile affiatamento di uno degli ultimi veri gruppi di "apprendistato" della storia del jazz. Nella grande tradizione dei Jazz Messengers di Art Blakey, il quartetto di Haynes è infatti un banco di prova per dei giovani musicisti emergenti che devono mettere in gioco tutto il loro talento per tenere testa a questo inarrestabile ottuagenario. Sia su alcuni dei brani più amati del repertorio di Haynes - tra cui "Like This" di Chick Corea, "James" di Pat Metheny e "Bemsha Swing" di Thelonious Monk - sia su alcun classici bebop - come "Mr PC" di John Coltrane, "Inner Urge" di Joe Henderson e "Segment" di Charlie Parker - la band mostra una straordinaria coesione e interplay. La raffinatezza armonica e melodica del pianoforte di Rodriguez, la linearità del sax di Shaw, la profondità e la solidità del contrabbasso di Sullivan, l’incontenibile energia e le imprevedibili sfumature della batteria Haynes: tutto contribuisce a creare una testimonianza emozionante di grande jazz
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