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L'autore ritiene che l'agnosticismo "da Kant in poi,sia un chiaro contrassegno di onestà intellettuale",e costituisca una sicura e dignitosa sponda alle derive inevitabili cui sono destinati sia il teismo sia l'ateismo,così spesso prede di fondamentalismi e fanatismi pericolosi e illiberali.Se è vero che "siamo gli unici nel regno animale a esserci inventati delle divinità proprio perché siamo anche gli unici a sapere di dover inevitabilmente morire", e che "il numero degli atei aumenta di continuo,in sintonia con il progredire di tutte le scienze",è anche vero che non tutti i credenti sono degli sprovveduti,filosoficamente o scientificamente,e che tutte le religioni hanno offerto all'umanità non solo l'ispirazione per produrre grandiose opere d'arte,ma anche un'àncora efficace cui aggrapparsi nella lotta per la sopravvivenza,e un'utopia in cui sperare per la realizzazione della giustizia,nella vita terrena e ultraterrena.Non è quindi tanto nella difesa dell'agnosticimo che Paolo Caruso esprime la sua originalità,quanto nel ribadire la sua contestazione verso chi crede aprioristicamente,senza interrogarsi,senza approfondire i risultati delle più recenti scoperte della fisica,della biologia e delle scienze neurologiche.Le quali ribadiscono tutte che l'essere umano è uno dei tanti organismi viventi,indifferenziato dalle altre specie animali se non per un maggiore sviluppo dei lobi orbito-frontali;che la coscienza non è che una funzione neurocerebrale e che il libero arbitrio è pura illusione.Siamo tutti determinati geneticamente e condizionati in ogni nostra scelta,quindi sia il senso di colpa sia la legislazione civile e penale sono costruzioni arbitrarie e fondate solo sull'esigenza di mantenere l'ordine sociale. Molti spunti interessanti,in questo che si rivela più un pamphlet polemico che un'analisi scientifica rigorosa.Ma infastidisce la supponenza e la sarcastica mancanza d'umiltà con cui l'autore liquida avversari ben più titolati di lui (Heidegger,p.e.)
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