La sua valigia non è più di cartone. Contiene un diploma di laurea in più e forse qualche sogno in meno. Ma il protagonista di questo libro, come il nonno e come il padre, dalla sua terra deve partire. Con la consueta affabulazione rapinosa e una lingua capace di incarnare la pluralità dei luoghi, delle culture e delle esperienze, Carmine Abate narra i viaggi ininterrotti del suo "eroe senza medaglie": viaggi di andata e di ritorno, nella memoria e nel presente. La vicenda, traboccante di vita vissuta e di poesia, scorre attraverso racconti intensi che hanno la compattezza di un romanzo. Ispirandosi alla propria biografìa ma allargando lo sguardo a una prospettiva universale, Abate racconta l'infanzia in paese, i sapori della cucina arbéreshe, la magia delle antiche rapsodie, gli arrivi in Germania e al Nord Italia. Ma affronta anche temi come la formazione di un senso civico profondo, europeo, e l'incontro con i nuovi migranti, in una Calabria dove gli asili ormai vuoti diventano Centri di accoglienza. E tra la nostalgia di chi parte e quella di chi resta, la difficile ricerca dell'identità. Infine, la comprensione che emigrare non è solo strappo, ferita, ma è soprattutto ricchezza. Che non è inevitabile sentirsi lacerati tra due o più mondi. Che si può vivere, consapevolmente, per addizione.)
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