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Anno edizione: 2017
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Racconti di tradizioni usi e costumi di una popolazione semplice. Inutile spiegare pratiche a chi ritiene di essere troppo evoluto per certe sciocchezze, non tutti hanno l'intelligenza di capire e voler comprendere l'altro, magari imparando i veri sentimenti dell'animo umano. Dimentichi di ciò che siamo stati non meritiamo alcun futuro, discriminanti verso la diversità forgiamo le armi del razzismo e della presunzione, la stessa che massacrò i meridionali sito la scusa dell'unità, che altro non fu se non sopruso, occupazione e devastazione.
Sono d'accordo. Un libro inutile, provinciale. Ma Sellerio si è impazzita? Ma è un libro a pagamento?
Un libro profondamente provinciale. E' terribile comprare un libro del genere ed essere catapultati nel sottobosco meridionalistico.
Recensioni
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Vari piani di lettura si sovrappongono o piuttosto si compenetrano in questo fascinoso piccolo libro, ma una chiave unitaria è offerta fin dall'inizio, con la citazione da L'etnologo e il poeta del De Martino: il rigore scientifico, etnologico e antropologico nell'evocazione della stregoneria lucana e di un intero cosmo contadino si sposa felicemente all'emozione visionaria e poetica. Sammartino, giornalista (lavora oggi alla "Gazzetta del Mezzogiorno") e autore teatrale, offre voce al mondo magico della sua Basilicata ricomponendo un mosaico di suggestioni storiche e letterarie in narrazione da recitare. Una narrazione scarnificata fino alla forma attuale in diciotto brevi capitoli, sorta di schegge del dramma onirico del contadino Vito alle prese con le mascìare : in scena fin dal 2000 in varie località lucane, la vicenda è approdata in ultimo a filo conduttore della "passeggiata letteraria" tra Castelmezzano e Pietrapertosa presso Potenza, quale apologo emblematico di tutto un rapporto col dolore e col destino entro una cornice di "alberi e pietre dei pendii, un antico ponte romano e i mulini ad acqua della piana, sponde di sorgenti e (...) torrenti e rigagnoli che si improvvisano cascate". Vari piani di lettura, si è detto, a partire da quello etnologico, che vede l'autore repertoriare un intero corpo di scongiuri tradizionali del "sud magico", con articolate note in calce a espanderne gli echi ben oltre il singolo caso narrato. La potenza evocativa delle figure intente a lucidarsi d'olio, e poi in volo nella notte in groppa a cani bianchi quali ancelle della lunare Ecate, o dardeggianti uno sguardo lucente "come la pelle della serpe nera", vive però la dimensione febbrile e sfuggente del delirio e del sogno, in un'indecidibilità che salda antichi racconti popolari e plaghe interiori: la ribellione contro il "rosario di dolori", la solitudine, l'inconoscibilità perturbante persino dei propri cari, la tragedia e il rimpianto legato oscuramente alla colpa. Il retroterra simbolico del dramma di Vito, a partire dall'icona dei "lacci serrati" arcaicissima e insieme tanto riconoscibile, permette insomma di ravvisarvi una dimensione di parabola esistenziale, di specchio oscuro d'un sentire individuale e comunitario, una parabola inscenata quasi ritualmente, con l'efficacia scabra di brevi scene vibranti di visioni e tiritere magiche. Racconto folklorico, ruminazione onirica o risorgiva psicopatologica, l'avventura del contadino fascinato muove d'altra parte nel segno di un'innamorata ricerca letteraria e lirica: e le risulta prezioso complemento La saggezza delle streghe , il bel canto dell'esperienza in appendice composto dal poeta italoamericano John Giorno (dagli ascendenti d'Aliano in Lucania) dopo l'incontro con Sammartino in quei luoghi di acque, nuvole e pietre.
Franco Pezzini
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