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Nel 1949, l’illustre sinologo e diplomatico olandese R.H. van Gulik trovò da un antiquario di Tokyo le matrici xilografiche di un album erotico cinese dell’epoca Ming, dal titolo Variegati ordini di battaglia del Campo fiorito. L’estrema rarità di questo album lo spinse all’idea di pubblicarlo con una prefazione che tratteggiasse la storia dell’arte erotica cinese. Ma ben presto egli si accorse che sul tema non esisteva pressoché alcuno studio attendibile. Quanto alle fonti cinesi, l’estrema pruderie che dominò la Cina durante la dinastia Ch’ing (1644-1912) le aveva in ampia misura fatte scomparire. Al tempo stesso risultava però che la civiltà cinese, sin dai tempi più remoti, aveva prestato intensa e sottile attenzione a tutti gli aspetti dell’eros. Cominciò allora, per van Gulik, una lunga e appassionante ricerca, il cui risultato è questo libro, pubblicato nel 1961, magistrale evocazione di un’intera civiltà attraverso la vita sessuale, quale possiamo ricostruirla sulla base dei testi, delle teorie e delle raffigurazioni.
Per i Cinesi, il «manuale del sesso» è un antico genere letterario, che esisteva già duemila anni fa e sopravvisse per secoli, prima di cadere vittima del puritanesimo confuciano. In questi manuali scorreva un rivolo della sapienza cinese concernente l’ordine del mondo e al tempo stesso venivano date istruzioni pratiche sulla vita erotica che ci lasciano ammirati per la loro acutezza e delicata precisione. Totalmente privi di quelle che gli Occidentali hanno definito «inibizioni sessuali», ma anche delle corrispondenti rozzezze psicologiche, i Cinesi hanno sempre saputo inchinarsi dinanzi allo yin, al principio femminile, al punto che presso di loro «tutti i testi sulle relazioni sessuali presentano la donna come la grande iniziatrice e l’uomo come discepolo ignorante». E tale dottrina non era cosa da poco, se rimangono vere le parole che scrisse l’anonimo curatore di una bibliografia erotica risalente alla dinastia Han, ossia a circa duemila anni fa: «L’Arte della camera da letto costituisce il culmine delle emozioni umane, essa racchiude la Via Suprema (Tao)».
scheda di Crisma, A. L'Indice del 2000, n. 09
Questa celebre opera di van Gulik si può considerare come una delle più significative espressioni della spregiudicata curiosità e della multiforme varietà d'interessi tipici di quello speciale genere di sinologi che sono i diplomatici: è il loro sguardo onnivoro e attento di viaggiatori, permeati d'esperienza del mondo, che ha così cospicuamente contribuito ad allargare le prospettive e gli ambiti d'esplorazione della realtà cinese. Com'è noto, è stata una circostanza casuale - il ritrovamento presso un antiquario di Tokyo delle matrici xilografiche di un album erotico - a dare l'avvio a questa straordinaria indagine sull'ars amatoria in Cina dall'epoca Zhou alla caduta della dinastia Ming, che attraversa lo Yijing e i manuali del sesso, le alchimie taoiste e le speculazioni cosmologiche, l'arte e la letteratura, la prostituzione e la vita familiare, configurando un vasto affresco della società e del costume che si traduce in una penetrante riflessione antropologica sulla relazione fra eros e civiltà. Coniugando una raffinata erudizione a una curiosità disinibita e simpatetica, van Gulik descrive una Weltanschauung ispirata alla "totale e gioiosa accettazione di tutti i vari aspetti della procreazione, dagli infimi dettagli biologici dell'unione carnale fino al più elevato amore spirituale di cui quell'unione è il suggello e la conferma", nella quale il rapporto sessuale è concepito come l'equivalente umano del processo creativo cosmico, e non si associa mai all'idea di colpa e di peccato. In questo atteggiamento egli riconosce una peculiare connotazione della civiltà cinese, e propende a ravvisarvi la ragione segreta del suo dinamismo come della sua continuità, della sua inesauribile capacità di rigenerazione.
A.C.
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