Ben prima che i geroglifici venissero decifrati, la civiltà dell'antico Egitto era già oggetto di culto e stupore. Se, però, gli eruditi del XVII e XVIII secolo scoprirono numerosi particolari delle credenze e delle pratiche religiose, le ricerche contemporanee ne hanno estrapolato un nuovo spirito: gli dèi egizi non vivevano solo nel mito e nelle azioni rituali ma ebbero gerarchie e conflitti per rivendicare i propri diritti, con tribunali divini, leggi da tutelare e processi lunghi più di ottant'anni. Vissero con abitudini alimentari lontane dall'immaginario comune, corredate da pasti frugali e privi di eccessi, senza traccia degli enormi palazzi sontuosi ai quali siamo abituati a pensare. La loro era una vita quotidiana fatta anche di lacrime, sudore e sangue, in cui gli dèi assumevano un volto e tramandavano per generazioni persino le proprie caratteristiche psicofisiche. E il faraone, unico al quale spettava il compito di scavare le fondamenta dei tempi e rifinirne la pavimentazione, incarnava il mediatore indispensabile fra la vita degli dèi e quella degli uomini. Per la prima volta, una descrizione circostanziata e continuativa su una delle civiltà più affascinanti e misteriose di tutti i tempi, con la quale "il lettore è invitato a entrare in punta di piedi in una percezione del mondo profondamente diversa dalla sua". )
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