La tradizione filosofica ha sempre registrato una singolare incapacità a confrontarsi con l'esperienza del quotidiano. Fatalmente attratta dalla sfera dell'eccezionale, dell'eroico, dell'autentico, essa, nelle sue linee portanti, è sembrata perdere i contatti con quella dimensione in cui pure siamo inevitabilmente coinvolti. Così, rimossa o sublimata dai protocolli autoreferenziali del pensiero, la vita quotidiana ne è rimasta a lungo esclusa. L'intenzione prima di questo libro è rompere tale interdetto, riportando la sfera del quotidiano al cuore della riflessione contemporanea. Consapevole della difficoltà del proprio tentativo – nulla ci sfugge più di quanto è da sempre sotto i nostri occhi –, Enrica Lisciani-Petrini adotta una strategia di aggiramento singolarmente felice. Anziché partire dal piano del discorso filosofico, perviene ad esso attraverso i linguaggi dell'arte, della letteratura, della psicoanalisi, del cinema, della musica, della moda, direttamente affacciati sul flusso della vita di ogni giorno. La vertigine mortale di Büchner/Berg o le scene di strada di Brecht, la sonorità dissonante di Schönberg o le note sconvolte del jazz, l'epica metropolitana di Döblin, l'irrisolta enigmaticità di Schnitzler/Kubrick o l'inautenticità sussurrante di Bergman, la fotografia struccata di Evans o l'«angelo qualsiasi» di Klee, oltre a costituire le tessere analitiche di questo straordinario mosaico lessicale, rimettono in tensione produttiva quotidianità e pensiero. A partire da qui vengono alla luce segmenti della riflessione novecentesca, a volte celati o contraddetti dai loro stessi autori, che penetrano la grana impersonale della quotidianità, senza per questo scioglierne l'enigma. La riflessione heideggeriana degli anni venti sulla vita fattizia, le illuminazioni di Benjamin sugli oggetti d'arte, le diagnosi di Lukács sulla vita alienata o i ritratti di Foucault degli uomini senza gloria aprono interrogativi cui la filosofia oggi è sempre più urgentemente chiamata a rispondere.
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