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Libro presentato da Wanda Marasco nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2023
Un viaggio sulle tracce della tomba di Macbeth, in Scozia. Un pellegrinaggio intimo, un reportage che si trasforma in un sorprendente lyric essay, a partire da una storica messinscena della tragedia di Shakespeare realizzata dalla Compagnia dei Quattro, nella traduzione di Elio Chinol, grande anglista e nonno dell'autrice di questo libro. Rossella Pretto fa così di un'ossessione personale una interrogazione su di sé e sulla vita: il cammino che la conduce, solitaria, nella terra di Macbeth, da Glasgow all'isola di Iona, estrema propaggine scozzese, nelle Ebridi, dov'è sepolto il re sanguinario, a Inverness, porta delle Highlands e loro capitale, tra paesaggi brumosi, verdi distese e rovine archeologiche, è soprattutto una ricerca interiore, una inquieta indagine su una ferita che non si rimargina, su una colpa che ha ucciso il sonno e spinge a cercare, tra memorie familiari e fantasmi shakespeariani, il proprio posto nel mondo.
Proposto da Wanda Marascoi al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione: «La vita incauta è un libro che non assomiglia a nessun altro, che sfugge a qualsiasi definizione di genere, e questo è già un primo motivo di notevole interesse, che lo distingue dalla maggioranza della produzione narrativa corrente. È prima di tutto, certo, il reportage di un viaggio compiuto sulle tracce della tomba di Macbeth, in Scozia. Pretto – poetessa traduttrice e scrittrice – ci descrive infatti il suo pellegrinaggio da Glasgow all’isola di lona, nelle Ebridi, a Inverness, porta delle Highlands, tra paesaggi brumosi, verdi distese e rovine archeologiche. A guidarla è una sorta di ossessione che la tragedia di Shakespeare da sempre esercita sulla sua vita, e che ha motivazioni personali e radici familiari. Il nonno è Elio Chinol, il grande anglista, critico e traduttore shakespeariano, ma anche lo studioso di T.S. Eliot. E proprio il nonno Elio e il poeta Eliot sono tra le figure tutelari che prendono più corpo accompagnando la viaggiatrice. Questa commistione tra reportage storico-letterario e romanzo familiare dà vita a una scrittura ibrida di notevole forza espressiva, un personal essay dove le pagine in corsivo che si alternano al diario di bordo sembrano provenire da un misterioso Altrove, quasi una voce da suggeritore per un monologo intessuto di squarci lirici. Sono questi momenti a materializzare un passato segnato da una ferita non rimarginata, ovvero una forma di maternità «alternativa», che, come ogni genitorialità, porta con sé una colpa capace di uccidere il sonno. Pretto dimostra una sorprendente maturità di scrittura nell’affrontare questa originale esplorazione «del male e dell’oscurità in cui si viene gettati dalla scelta sbagliata», con la consapevolezza che, a conti fatti, solo se «incauta» la vita val la pena di essere vissuta.»
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