Roma, 1527. Tra i vicoli, i palazzi, le rovine antiche, le chiese in costruzione, si muove un popolo sempre in bilico tra la gloria del passato e la miseria del presente, tra il lusso della corte papale e la precarietà della vita quotidiana,tra la corruzione degli alti prelati e la fede sincera della gente comune. Ma questa realtà, apparentemente solida e immutabile, è minacciata e poi sconvolta da uno degli avvenimenti più sanguinosi della storia d’Italia: il sacco perpetrato ai danni della città eterna dai soldati dell’esercito dell’imperatore Carlo V guidati dal Conestabile di Borbone. Spagnoli, tedeschi e lanzichenecchi, che, diversi in tutto – religione, moralità, abitudini – ma accomunati dalla brama di denaro e di rivalsa, occupano, distruggono, derubano, violentano, uccidono senza pietà colpevoli e innocenti, puri e corrotti, giovani e anziani. Su questo sfondo si muove Pantasilea, una cortigiana molto particolare, non ricca ma elegante, non nobile ma colta, una ragazza giovane e piena di un’assoluta voglia di vivere e di amare. È innamorata di Benvenuto Cellini – dalla cui Vita è tratto lo spunto narrativo per questa storia – ed è incinta di lui: l’artista, che lavora come orafo, però non è disposto a lasciarsi frenare nella sua strada verso la fama e il successo dal sentimento per una donna. Pantasilea dovrà quindi cercare altre vie per assicurarsi un futuro, scontrandosi con il freddo opportunismo dei più forti e dei più ricchi, che la useranno e l’abbandoneranno. Ma proprio la violenza scatenata dal saccheggio degli imperiali pareggerà i conti, accomunando umili e potenti, offrendo ad alcuni una possibilità di riscatto, togliendo ad altri ricchezza e potere, smascherando le ipocrisie ed esaltando la vera lealtà. Dagli incontri e confronti tra la varia umanità che popola Roma nasce una narrazione corale dalla trama avvincente, ricca di colpi di scena, imprevisti e scherzi del destino che hanno il sapore della vita vera: una vita umiliata, sconfitta, offesa dalla violenza della guerra, ma che saprà avere la meglio sulla devastazione, in nome del coraggio e della speranza. Un romanzo avvincente, dunque, ma anche un’opera di sapiente ricerca storica, spinta fino alla ricostruzione di dialoghi documentati e alla cura della toponomastica e del lessico specifico dei diversi gruppi sociali, oltre che degli ambienti e dei costumi dell’epoca; così che il lettore, quasi dimenticandosi di avere davanti un’opera di fantasia, viene preso per mano e condotto attraverso un mondo descritto come passato, ma ancora fin troppo attuale. )
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