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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2005
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Sant'Agostino diceva che "ogni lingua ha delle peculiarità che tradotte in altre lingue appaiono assurdità". Il libro è all'insegna di questo celebre detto, e cerca di di spiegare con la traduzione aramaica passi oscuri ed ermetici. Se pensiamo all'esorcismo di Gerasa, o al tentato ripudio di Giuseppe della sacra famiglia, di cui il libro presenta valide spiegazioni, abbiamo un libro, non pionieristico, ma un bel libro.
Devo dire che dal libro mi sarei aspettato qualcosa di più. Molte delle traduzioni dall'aramaico proposte dall'autore sono persino più problematiche dei "passi difficili" del Nuovo Testamento commentati. Il metodo di lavoro del Garcia inoltre non mi convince. In certi casi mi è sembrato che già in partenza l'autore sapesse dove dover arrivare, anche a costo di interpretazioni che ritengo forzate. Tuttavia, alcune (e poche) ricostruzioni proposte dal Garcia paiono ragionevolmente sostenibili. Il testo del NT a noi giunto è solo in greco, anche se sono convinto di una originaria composizione in lingua semitica, almeno per Matteo, Marco e Giovanni, per cui sono dell'idea che sarebbe bene concentrarsi sui manoscritti attualmente disponibili; la critica testuale seria (Metzger, Aland) mi ha coinvolto nella lettura molto di più. Per non dire del Carmignac, che ha scritto in maniera autorevole e chiarissima. Insomma, se ci si vuole togliere la curiosità Garcia va bene, ma solo per curiosità; non penso che la fede in alcuni dogmi possa venire rafforzata da quanto sostenuto da Garcia, o ci si crede o no, e io ci credo. Medesima considerazione faccio sulla storicità dei passi neotestamentari più difficili. Finché non si troverà almeno un manoscritto in aramaico od ebraico databile al I-II sec. (con fortissime corrispondenze al Codex Vaticanus o al papiro Bodmer XIV) i discorsi come quelli di Garcia restano ipotesi. Ho letto "La morte del Messia" di Brown Raymond E.: l'autore, senza i voli pindarici di Garcia, rende chiari, ove possibile, alcuni aspetti di oscura comprensione mentre talvolta pone dei fondati appunti sulla scontata comprensione di certi passaggi (es. la spugna sul ramo di issopo). Il tutto sulla base di accuratissime analisi storiche e filologiche dei testi greci accolti nel canone
Un lavoro pressappochista e completamente privo di un serio fondamento filologico. Socci ha osato paragonare questo libretto che si preoccupa solo di fare l'apologia di alcuni dogmi cattolici (compresa la venerazione di Maria e il primato di Pietro) al lavoro del grande Carmignac. Se davvero vi interessano le radici semitiche dei vangeli lasciate perdere Garcia e leggete "la nascita dei vangeli sinottici" proprio di Jean Carmignac (ed. San Paolo) che rappresenta una introduzione indispensabile di grande valore scientifico e filologico a questo tema. Peccato che non siano mai stati pubblicati i tre grandi volumi di cui questo doveva essere solo una breve introduzione.
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