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Vita di un bandito. Dalla rapina di via Osoppo al caso Calvi - Luciano De Maria - copertina
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Vita di un bandito. Dalla rapina di via Osoppo al caso Calvi
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Descrizione


«Milano, gennaio 1958, in via Osoppo un gruppo di banditi travestiti da operai rapinano i seicento milioni di un portavalori. La più grande e audace rapina del dopoguerra segna il passaggio epocale dalla vecchia "mala", cantata poi da Svampa e Jannacci, alla nuova criminalità. Un episodio raccontato per la prima volta da uno dei protagonisti. Un avvenimento entrato nel nostro immaginario per come ha saputo incarnare il passaggio dalla malavita romantica milanese alle nuove batterie criminali, spietate e brutali. Divenuto ormai un libro di culto per appassionati di noir, crime stories e studiosi di storia contemporanea, Vita di un bandito rappresenta al tempo stesso una importantissima testimonianza storica, indispensabile per ricostruire le trasformazioni del secondo Novecento, avvenute in Italia e a Milano. Attraverso ricordi personali, immagini e materiali giornalistici dell'epoca, uno degli ideatori di quella rapina ripercorre tutta la sua vita. Un lungo viaggio in cinquanta anni di storia criminale italiana che tra riformatori, rapine, locali notturni e carceri di massima sicurezza, si conclude con la misteriosa amicizia con un banchiere svizzero incriminato per la morte violenta del banchiere Calvi.» (Dall'introduzione di Piero Colaprico).
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Dettagli

2011
1 gennaio 2011
256 p.
9788889035504

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Jess
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L'introduzione di Colaprico da già l'idea di come sarà il libro di memorie di un bandito d'altri tempi esperto di "dure" ossia le rapine nel gergo della mala milanese: "Malavita. L'ho sempre trovata una parola molto ambigua. Proprio come era ambigua la parola «dura» nel gergo milanese: essere in dura è avere fame, fare una dura è rapinare. Balordo è un'altra parola ambigua della stessa specie, ma non ho voglia di spiegare perché, solo suggerire una domanda: possono esistere giornate balorde in una vita perfetta?" Ecco! La autobiografia di De Maria, uno delle ex tute blu di via Osoppo, descrive benissimo la dura esistenza di chi ha fame e vorrebbe ottenere il diritto di sfamarsi e di vivere senza morire di lavoro. Con qualsiasi mezzo necessario. E siccome l'appetito vien mangiando De Maria ci prese gusto, amando gli agi e le ricchezze escluse a lui figlio di poveri immigrati italiani in Svizzera. Il dopoguerra italiano è stato anche questo. Ma siamo sicuri che tutto sia finito relegato in un passato remoto? In un passo De Maria esprime un suo giudizio sulle banche: "ladri loro, ladri anche noi! la rapina è una disputa fra colleghi!" oppure il famoso giudizio di Brecht: se è più ladro chi fonda una banca o chi la rapina. Non mi dilungo oltre.... Semplice da leggere ma zeppo di contenuti. Una lettura veramente consigliata.

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