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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2023
In questo avvincente quanto inusuale racconto dell’esistenza del poeta, attraverso un apparato di immagini inedite, autografi, cimeli, Guerri riesce a tratteggiare con la precisione dello storico e la scrittura del grande autore un ritratto sentimentale che conquista, convince, spiega.
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Leggendo il saggio La Vita Come Opera d’Arte par di stare a conversare con l’autore, seduti sotto al bersò dalle pareti di glicine e per tetto sartie d’uva fragola. Ascoltandolo raccontare d’un caro amico. Non anfitrione intento a trattenere ospite qualsiasi, al quale mostrare preziosi oggetti appartenuti ad un tizio famoso, sciorinando consuetudinaria cantilena salmodiata da anni, ma una conversazione tra sodali, intenti a discorrere di un terzo che era d’entrambi conoscente. Frequentazione d’infante per l’ascoltatore, fraterna convivenza pel cicerone. Mal convinto da voci sguaiate di pittime invidiose, e ottenebrato da cicaleggio d’ignavi, or comprendi da bocca fidata che la via intrapresa dal vecchio compare di celie e baruffe, è tutt’altra. Tracciata, non seguita, come solo i grandi uomini sanno fare. Il racconto prosegue diretto, fluido e veloce come l’incedere pomposo e regale dell’Orient Express nella notte di Capodanno. L’attesa delle gesta narrate è pari a quella di chi, incollato il naso al finestrino, insegue con gli occhi spalancati i pindarici svolazzi di schegge scellerate partorite da petardi mastodontici, stagliate nel grande drappo abbrunato che, ogni Paese traversato, stende sul proprio Re caduto. La rena bianca scorre tra i precordi vitrei della clessidra dannunziana e man mano che s’ammonticchia verso la base, l’adrenalina dell’uditore comincia a scalare la torre del pozzo a contenerla. Tra Fiumi di parole, effluvi di rose poste tra crini di solipedi Alfana, scorribande di levrieri portentosi, aromi agresti ed afrori di guerra – l’amarico degli umori del trapasso –, s’è fatta notte. La chiacchierata termina con un abbraccio ed una ferrea promessa: ci rivedremo presto! Tornando verso casa penso a Gabriele. Mi sento in colpa di averlo dimenticato per tutto questo tempo. Mi dispiaccio per avere dato adito a dicerie di babbei nescienti ed ignoranti, saccenti del tutto e valenti di nulla. Grazie a Giordano Bruno, però, ho capito chi realmente era.
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