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Il terzo volume ha un andamento differente dai due precedenti. L'autore si focalizza meno sulla Cina politica, meno coinvolto dalle proteste di piazza Tienanmen, più sui costumi e, si potrebbe dire, sull'economia, dunque sui cambiamenti nella vita quotidiana. Il racconto si muove seguendo altri personaggi, le loro scelte di vita, i tentativi di arricchimento, il confronto tra campagna e città. Più intimo nelle vicende personali, più vicino alla madre, figura quasi marginale nei due precedenti volumi. Nel complesso, questa trilogia è un vero e proprio capolavoro di disegno e racconti per sintesi di immagini,.
Davvero una bella sorpresa questa trilogia. Si ripercorre la storia di un Paese che è oggi il protagonista assoluto delle più rilevanti dinamiche internazionali e globali, osservando accelerazioni, svolte, contraddizioni e ostinazione di un popolo che ha messo in moto cambiamenti tanto veloci ed enormi che ancora deve metabolizzarli. L'elemento di fascino di questo racconto è la prospettiva: Li Kunwu non fa altro che disegnare la propria storia, le fasi della sua vita di cittadino assolutamente medio, nel suo rapporto prima con il grande padre della rivoluzione, poi con il partito, e infine con la forsennata rincorsa al successo economico con la costruzione di quell'ibrido unico che è il capitalismo di Stato cinese. A rendere più comprensibili molti elementi all'occhio occidentale, Kunwu è coadiuvato da Philippe Ôtié: e ciò che il lettore europeo si trova a domandarsi di continuo, è quale sia il confine tra il cittadino cinese e il partito-Stato. Piccola nota critica: questo terzo volume contiene sbavature di stampa in alcune delle pagine.
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