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Il romanzo incompiuto Il visionario, pubblicato sulla rivista "Thalia" tra il 1787 e il 1789, per certi versi è un romanzo di formazione al contrario o, come indica lo stesso autore, un "contributo alla storia della corruzione e dei traviamenti dello spirito umano". Il principe che ne è il protagonista si trova coinvolto in una vicenda incalzante di intrighi, società segrete, spiritismo, rituali magici e raggiri, in cui la finzione si alterna alla verità e la mistificazione all'occultismo. Il protagonista, protestante, sullo sfondo di una Venezia decadente, affollata di figure ambigue e misteriose, viene irretito da una società segreta, costretto a perdere la fede nel sovrannaturale, avviato sulla strada del libertinaggio e salvato a prezzo della sua conversione al cattolicesimo. Come in Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos, la vicenda non narra la formazione del protagonista ma la storia della sua dissoluzione e corruzione, sul presupposto di una realtà più complessa e meno monolitica di quanto possa essere ingenuamente creduta. Il meccanismo drammatico creato da Schiller funziona bene, la costruzione dei dialoghi è efficace e accompagna una grande penetrazione psicologica dei personaggi, come nella descrizione esemplare della serie di motivi e di passaggi che spingono il principe dal dubbio allo scetticismo e quindi al libertinaggio. Il racconto, per quanto discontinuo, risulta coinvolgente ancora per il lettore moderno, anche se i colpi di scena nel loro susseguirsi e la complessità degli intrighi ottengono talvolta un effetto quasi caricaturale, in una narrazione che unisce il tono popolare del romanzo gotico, con le sue atmosfere tenebrose e gli effetti a sorpresa, ai dialoghi del romanzo filosofico. Ma l'intento filosofico del romanzo traspare già a livello di struttura: il continuo inganno e demistificazione dell'inganno evocano una realtà in apparente bilico tra naturale e sovrannaturale che va affrontata e spiegata con la ragione. La figura del principe, lacerata tra lo scetticismo per eccesso di critica e il proposito di una conoscenza spinta fin nei territori dell'irrazionale, è quella di un eroe moderno, in cui la passione del sapere rivela il suo lato ambiguo e pericoloso. Narrandone la vicenda Schiller coglie due obiettivi: da un lato compiace il lettore mostrando l'effetto "sovrannaturale" delle macchinazioni e dall'altro, con spirito didattico, offre "illuministicamente" (e nei limiti indicati) un'occasione di insegnamento morale. La traduzione di Michele Cometa garantisce la godibilità della lettura; il curatore, nella postfazione, richiama l'attenzione sulla molteplicità di forme narrative e sul carattere composito di una narrazione interrotta da digressioni e racconti nel racconto. Di particolare interesse risulta poi il richiamo alla "visualità" del romanzo (il riferimento alla luce e alla visione come metafore della verità), in diretto rapporto con il "rischiaramento" illuministico che, in Schiller, rivela (proprio nel possibile "inganno" dei sensi) tutta la sua debolezza e ambiguità. Paolo Euron
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