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Dumas chiude con un monumentale volume la storia dei moschettieri. La gloria di uomini valorosi come D'Artagnan, Athos, Porthos e Aramis non poteva che concludersi combattendo. I moschettieri hanno fatto vivere a generazioni di giovani avventure ed emozioni, che solo una penna ineguagliabile come quella di Dumas poteva rendere ficcanti. Più che una recensione al Visconte, questa vuole essere una dichiarazione d’amore nei confronti del ciclo dei moschettieri, del quale questo libro è soltanto l'atto conclusivo. L'autore riesce con maestria e bravura a descrivere la Francia della seconda metà del Seicento e i suoi personaggi: la corte di Luigi XIV è una fotografia puntuale, precisa; gli angusti e atri ambienti della Bastiglia sono cupe pagine nell'animo di chi legge; le passioni e gli amori sono fiamme che presto avvampano nell'animo dei lettori trasportati; la morte degli eroi è un dolore: un abbandono tragico di uomini che guidandoci per mano per mille e più pagine, ci hanno portato con sé in galoppate mozzafiato, ci hanno fatto sognare le fronde verdi che ombrano e riparano dalla calura, la rugiada e i profumi del bosco che accompagnano le passeggiate, le strade polverose e perigliose, e le coste irte sul mare che nasconde insidie e soluzioni. Il genio di Dumas riesce anche a far nascere la commedia del tappezziere Moliére, Il borghese gentiluomo, dall'incontro tra il commediografo e Porthos! La letteratura di Francia si riscrive e si realizza nelle pagine dei Moschettieri. Porthos ci insegnò a vivere. Athos ci insegnò come crescere un figlio e a reagire con dignità al dolore che spegne l'uomo. Aramis ci insegnò a lottare per un'idea, per una causa. D'Artagnan ci insegnò a conoscere l'uomo ancor prima di usare la spada. Chi ha letto la trilogia dei moschettieri questo lo sa bene, porta con sé il ricordo tenero dei quattro eroi e la venerazione per quei personaggi (o veri uomini?) che superano la storia e la narrazione, diventando mito generazionale. Uno per tutti!
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