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Vietato - Karine Tuil - copertina
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Vietato - Karine Tuil - copertina

Descrizione


Saul Weissmann, settantenne, ebreo, sopravvissuto ad Auschwitz, decide di sposarsi per non trascorrere in solitudine la vecchiaia. L'unica "candidata" è una nubile, da anni in cerca di marito, che pone una condizione: lo sposo deve essere un fervente ebreo come lei. Il rabbino non riscontra le prove necessarie e vieta il matrimonio, gettando l'uomo in una crisi profonda. Come mai era così evidente ai tedeschi la sua identità ebraica, mentre il rabbino si ostina a non crederci? O forse Weissmann era ebreo per abitudine, solo perché nessuno aveva mai indagato in profondità?
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Dettagli

2006
1 gennaio 2006
135 p., Brossura
9788888700670

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Towandaaa
Recensioni: 4/5

La storia ruota attorno ad una particolare crisi di identità: quella innescata da un rabbino intransigente, che pretende da Saul, il protagonista, la dimostrazione “cartacea” dell’essere ebreo, come se essa da sola fosse determinante, come se non fossero sufficienti i molteplici segni di ciò che Saul porta sul proprio corpo e nel proprio spirito. Ma quello che potrebbe apparire come un racconto drammatico di una vicenda molto intima e personale assume invece connotati più generali perché investe, per astrazione, sia la storia di un popolo intero, nel passato e nel presente, sia la particolare condizione di contrasto che può crearsi tra le proprie convinzioni e quanto invece altri pensano, tra ciò che è per sè e ciò che appare agli altri (un tema che mi è sempre molto caro per la viscerale ammirazione che nutro nei confronti di Pirandello e che mi porta spesso a ritrovare traccia del grande Luigi anche in scritti di altri autori). Situazione di contrasto che sebbene sorga da uno degli aspetti che costituiscono la persona (in questo caso, la dimensione spirituale e religiosa) finisce inevitabilmente per investire la totalità della persona, perché induce a mettere in dubbio o in discussione anche altri aspetti determinanti (significativa a questo proposito è la citazione di Franz Kafka con cui si apre il libro: “Cos’ho in comune con gli ebrei ? Ho a mala pena qualcosa in comune con me stesso”). La particolarità di questo romanzo, inaspettata forse se ci si limita a leggere la trama, ma non troppo se già si è letto altro di Karine Tuil (mi è piaciuto molto anche “Di sesso femminile”), è quella di sviluppare la storia con un tono che solo a tratti è dolente mentre nella maggior parte dei casi si dimostra amaramente ironico, tipico della burbera personalità che gli anziani ben rappresentati (e mi viene in mente a questo proposito il protagonista di “Che cosa ti aspetti da me ?” di Licalzi: Mister Vaffanculo !) riescono ad incarnare davanti agli occhi del lettore.

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annalia
Recensioni: 5/5

fa ridere e piangere contemporaneamente. Un piccolo capolavoro

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serena
Recensioni: 3/5

un libro da sabato pomeriggio,,,,fa sorridere,, imperdibile la descrizione della promessa sposa,,, "La pelle,ruvida come il tronco di un albero, emana l'odore di una stanza non aerata per settimane". "Nessun uomo voleva Simone.Simone era disposta ad accetare qualunque uomo.Purchè fosse ebreo.E io a detta del rabbino, non lo ero."

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Karine Tuil

1972, Parigi

Karine Tuil è una scrittrice francese, nata a Parigi nel 1972. Nel 2015 Frassinelli pubblica il suo romanzo L'invenzione della vita, finalista al premio Goncourt, e candidato al Prix des Libraires e al Prix Interallié. Questo romanzo ha avuto uno straordinario successo di pubblico, superando le centomila copie vendute solo in Francia, e di critica, affermandosi decisamente come una delle voci più interessanti della narrativa francese oggi. Karine Tuil si occupa anche di teatro e cinema e collabora con diverse riviste, tra cui «Le Monde 2» e «Livres Hebdo».

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