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Anno edizione: 2020
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Questo saggio ironico e provocatorio, eppure drammaticamente serio, esorta a riflettere sulle strutture più contraddittorie dell’ambiente che ci circonda. Allo stesso tempo indica gli spazi del possibile che si dischiudono quando iniziamo a riappropriarci dei significati delle nostre città
«Un libro che apre gli occhi» - Kirkus Reviews
«L'incantevole studio di Mask è ricco di informazioni illuminanti sul modo in cui gli indirizzi stradali influenzano la gente comune in giro per il mondo» - The Guardian
«Una ricerca spassosa che risale alle origini e alle implicazioni dei nomi delle strade in cui viviamo (...) Mask è una maestra nell'infilarsi in digressioni avvincenti, e perfino poco inerenti, solo per il gusto di divertici... le sue inchieste sono popolate da una serie di commoventi ficcanaso, la cui curiosità, indignazione e idealismo li porta ad affrontare problemi che inerti burocrazie ignorano» - The New York Times Book Review
I nomi delle strade sono la nostra eredità culturale, ciò che decidiamo di tenere o buttare via del passato. Orientano i cittadini a livello topografico ma soprattutto identitario, agendo in modo diffuso e inconscio. Potenti dispositivi pubblici, gli odonimi riattualizzano il passato riconosciuto come fondante di una collettività. Al contempo rappresentano un efficace termometro sociale, in grado di riflettere gli umori e le proteste dei cittadini. Fino a che punto la denominazione di una strada rivela le narrazioni storiche che guidano il presente? Chi decide che cosa conta e quali nomi ricordare? E se le piazze intorno a noi commemorano carnefici e re tiranni? Perché ci sono così poche vie dedicate a donne? Può un indirizzo salvare la vita delle persone? Deirdre Mask, avvocatessa giramondo, ci offre un'esplorazione nelle memorie urbane, dall'antichità a oggi. Da Roma a Londra, da New York a Calcutta, da Berlino a Soweto: un intreccio di storie nascoste, basate su documenti sorprendenti, interviste e incontri bizzarri. Questo saggio ironico e provocatorio, eppure drammaticamente serio, esorta a riflettere sulle strutture più contraddittorie dell'ambiente che ci circonda. Allo stesso tempo indica gli spazi del possibile che si dischiudono quando iniziamo a riappropriarci dei significati delle nostre città.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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