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Passeggiare insieme a questo sacerdote anglicano, perdersi nei suoi incontri, nelle sue impressioni, e pian piano scoprire che tutta la tessitura di questo meraviglioso libro non è che un sorriso che si congeda, una gioia che sta lentamente salutando ogni cosa per andare a posarsi sui cuscini di una dolce malinconia. Sterne sa che in fondo ogni vero viaggio è sentimentale, ogni istante vissuto non fa che cantare in sillabe d'addio la sua sete di osservazioni, il suo sgranato piacere, nella potenza che alla fine può avere solo il frammento, così è fuggevole il tutto se non si salva almeno la parte. Foscolo, che lo tradusse, scrisse: "In questo libricciuolo si studia a esplorare il proprio cuore e l'altrui; a poter sentire in ogni minimo atto ed oggetto della natura la verità; e, quel che giova assai più, a sospirare senza rattristarsi, ed a sorridere meno orgogliosamente sulle debolezze del prossimo". Questo stralunato e geniale scrittore che tante pagine di sopraffina eleganza ironica ci ha donato nel suo Tristram, qui pare svelarsi senza un'oncia di trucco, senza la sferzata divertita al suo mondo, ma in una linea di pacatezza franca, entrando nei caratteri e negli animi di ogni persona che ha di fronte, fra eccessi, stranezze, palpiti e umori. E' un percorso attraverso la Francia, dallo sbarco a Calais fino ai minimi passi nei vari entroterra. Poi arriva a Parigi e scrive: "Per chi può difendere le proprie ragioni con l'eloquenza dell'equipaggio, e trionfare fragorosamente precorso da mezza dozzina di lacchè e da un paio di cuochi, Parigi è un' ottima piazza d'arme, ed egli potrà campeggiarla quanto è lunga e larga a sua posta". Loda e ammira i francesi come un popolo amabile e generoso, valoroso e leale, e dice che "se hanno un difetto, è quello di essere troppo seri". Non semplice diluire in un commento meritevole davvero la piccola stupenda fragranza di questa prova. Ancora oggi si lascia amare come un breviario di contentezze sognanti. Stupendo.
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