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Fantastico! Satira divertente e (ancora oggi) graffiante. Da consigliare.
La recensione del Vs. sito non rimarca a sufficienza il fatto che il romanzo fu scritto decenni prima dell'Oggi. E quindi il fatto che cose ovvie al presente fossero solo ipotizzabili (da menti acute) trenta o quarant'anni fa. Sheckley ha anticipato di decenni le paranoie odierne, la freneticità degli oggetti che ci travolge adesso, il dolore interiore dell'annullamento dell'individuo davanti all'incedere inevitabile dei Mostri del Consumo. Avanti trent'anni in confronto alle banalità odierne, meriterebbe maggior rispetto.
Recensioni
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scheda di Bianco, L., L'Indice 1996, n. 8
Sul catalogo della nuova e pregevole collana di fantascienza dell'editore Sellerio ci sarebbe da discutere a lungo: non tanto per l'inevitabile opinabilità nella scelta dei titoli, dove, si sa, non disputandum est, quanto piuttosto per l'accanimento a concentrarsi sul passato e, per di più, su opere classiche e già edite, seppure in traduzioni meno accurate e con una veste grafica molto meno gradevole (ma anche - va detto - a prezzi decisamente inferiori). Ogni riserva tuttavia scompare di fronte a riproposte della qualità di questo libro di Robert Sheckley, un classico della fantascienza sociologica degli anni sessanta. Già autore di atroci antiutopie come "La decima vittima" e "Il prezzo del pericolo", Sheckley assume in Il viaggio di Joenes un tono scanzonato e grottesco, mimando la ricostruzione di una cronaca orale derivata da fittizie fonti polinesiane del quarto millennio che narrano l'epico viaggio dell'isolano Joenes nell'America del XXI secolo. Come nella miglior tradizione satirica, però, il futuro è una labile maschera del presente, e Sheckley attacca impietosamente le istituzioni dell'establishment, raccontando di come Joenes venga scambiato per comunista, finisca in manicomio criminale, divenga professore di "cultura del pacifico suboccidentale", scampi alla terza guerra mondiale. A leggere o rileggere "Il viaggio di Joenes", i palati contemporanei potranno forse trovare eccessivo il parfum du temps della "nuova frontiera" kennediana (il libro è del 1962); ma sapranno apprezzare l'amaro retrogusto corrosivo che la paradossale ironia di Sheckley conserva a distanza di oltre un trentennio.
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